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4° GIORNO – Hakone
Oggi è il grande giorno, Metteremo per la prima volta piede sullo SHINKANSEN, il mitico Treno Proiettile. Siamo diretti ad Hakone, un paesino a un centinaio di chilometri da Tokyo, famoso per le sue acque termali. E’ lì che passeremo la notte per fare l’esperienza di una giornata in ryokan (leggete i dettagli nel post Ryokan e cena Kaiseki).
Ieri siamo passati presso l’ufficio JR della stazione per attivare il Japan Rail Pass e prenotare i posti (indispensabile farlo altrimenti si rischia di rimanere a piedi). Partiremo dalla stazione di Shinagawa e lo Shinkansen ci porterà fino a Odawara. Di lì, con la Tozan Railways arriveremo a Yumoto, la stazione di Hakone. Detto così sembra una cosa complessa, ma il tutto non ci prenderà più di un’ora di viaggio.
Arriviamo infatti a metà mattina e l’ambientazione appare subito idilliaca. Il paesino è solo una stazione di arrivo per i villeggianti che poi vengono smistati nelle svariate pensioni e ryokan della zona, ma è immerso in una vallata verde e rigogliosa.
Un autobus ci deposita davanti al nostro alloggio dopo una corsa su per la montagna e il primo impatto è esattamente come me lo aspettavo. Non posso nascondere che questo sia uno dei momenti che attendevo con più trepidazione ed il ryokan che ho scelto mi ha impegnato in una lunga ricerca. Doveva essere un vero ryokan, con stanza tradizionale, contesto naturale adeguato, cena Kaiseki ed onsen. E non doveva lasciarmi dissanguato per il resto del viaggio. Il Ryokan Kijitei Hoeiso rispondeva a tutte queste caratteristiche.
L’unico problema è che l’ingresso è possibile solo dopo le quattro del pomeriggio e non è consentita alcuna deroga. Quindi lasciamo i bagagli e decidiamo di dirigerci verso una delle attrazioni della zona: il Lago Ashi. Il lago, oltre che essere dislocato in uno scenario naturale di grande bellezza, è sede di un bel tempio. Una delle caratteristiche di questo luogo è la possibilità di vedere il cono perfetto del monte Fuji sullo sfondo del lago. Ovviamente c’è foschia e la cosa ci viene negata oggi come per tutto il resto del viaggio.
Potete trovare qui altri miei post sul Giappone.
Dopo un giro un pò complesso (dobbiamo ritornare con l’autobus alla stazione e di lì prendere un altro pullman) arriviamo alla nostra destinazione. Il luogo è davvero scenografico e c’è anche una piccola fiera con bancarelle e musicisti a rallegrare la giornata. Il tempio Hakone Jinja si trova in cima ad una collina ed è degno di nota soprattutto per il bel paesaggio nel quale è immerso. Questi templi sono più o meno tutti molto simili, ma ciò che mi affascina maggiormente è la ritualità complessa. Ci sono abluzioni, incensi, campane e, soprattutto, i gesti ritmici e quasi ipnotici dei fedeli.
Dopo aver mangiato qualcosa nelle bancarelle, rifacciamo all’inverso il lungo giro che ci riporterà al nostro ryokan.
Il primo passo verso la nostra giapponesizzazione è la consegna tassativa delle scarpe alla reception, le quali ci verranno restituite solo alla ripartenza. Al loro posto ci vengono consegnate delle graziose ciabattine tradizionali. Veniamo poi forniti di una elegante yukata che dovremo indossare durante la nostra permanenza.
Come già accennato, potrete trovare il resoconto della giornata al ryokan nel post Ryokan e cena Kaiseki, quindi proseguo spedito dal giorno successivo, quando il treno ci porterà dritti a Kyoto.
5° GIORNO – Kyoto
Stavolta il percorso dello Shinkansen è molto più lungo ed il treno avrà la possibilità di raggiungere le sue leggendarie velocità (con l’applicazione sul telefonino misureremo 310 km orari…).
La stazione di Kyoto ci accoglie con tutta la sua imponenza, non credo di aver mai visto niente del genere in tutto il mondo, e con un rapido percorso in metropolitana raggiungiamo il nostro hotel. Siamo proprio a breve distanza da Gion, il quartiere storico della città, così partiamo subito alla sua scoperta.
La prima tappa è il Kiyomizu-dera, un tempio situato sopra la collina che domina la città vecchia. Per arrivarci bisogna inerpicarsi lungo Matsubara-dori, una ripida stradina attorniata da antiche case in legno, ora riadattate a negozi, ristoranti e rivendite di cibo. Molto turistica, ma ugualmente affascinante.
Il tempio, come sempre, è un insieme di padiglioni di un rosso acceso sparsi lungo la collina, ma il più suggestivo è quello posto nella parte più alta, tutto in legno scuro.
C’è da dire che oggi la temperatura è infernale e per ascendere la collina sudiamo letteralmente sette camice.
Potete trovare qui altri miei post sul Giappone.
Dopo una breve pausa ristoro in uno dei tanti localini, riscendiamo verso Gion e man mano che ci si addentra nel quartiere, tutto diventa più affascinante. Le basse case di legno scuro, i ruscelli che scorrono sotto ponticelli di legno, i tunnel di alberi verdissimi, ma soprattutto le ragazze in kimono raffinatissimi, riportano alle atmosfere del bel film Memorie di una geisha, anche se ormai la zona è molto turistica. Nonostante ciò, con un pò di fortuna e molta pazienza, si ha la possibilità di vedere qualche geisha o delle maiko (apprendiste geisha) fare capolino da una porta ed entrare velocemente dentro un’altra.
Noi, che non abbiamo né fortuna e tantomeno pazienza, non ne abbiamo viste, ma in compenso abbiamo passato una deliziosa serata, prima cenando in un localino sul ruscello e poi vagando alla luce fioca dei lampioni.
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6° GIORNO – Nara
Oggi sarà una giornata molto intensa, abbiamo infatti un programma fitto che inizia con la visita alla Foresta di Bambù di Arashiyama. Con un treno della linea JR (che ci consente di usufruire del JR Pass), in una ventina di minuti si arriva alla stazione di Saga-Arashiyama.
E’ ancora presto e non c’è moltissima gente, ma il caldo è già terribile ed i quindici minuti di percorso a piedi che occorrono per arrivare all’ingresso del parco, sono duri da affrontare. Per fortuna una volta entrati, si viene ristorati da una leggera frescura e la mente viene immediatamente rapita dallo spettacolo che si ha attorno. Una fitta foresta di bambù alti come alberi tra cui i raggi del sole filtrano creando un’atmosfera rarefatta, quasi fiabesca. Camminando tra i suoi viali si viene totalmente assorbiti dalla pace che l’ambiente circostante infonde.
Purtroppo dobbiamo ripartire, perché siamo diretti ad un’altra meraviglia, stavolta non della natura, ma dell’uomo. Il Fujimi inari.
Alla stazione, dove nel frattempo siamo ritornati, abbiamo modo di essere partecipi della prima defaillance del Giappone: un distributore automatico ha terminato l’acqua ! La mancanza deve risultare particolarmente grave, perché i giapponesi attorno alla macchina sembrano turbati. Per fortuna, dopo poco, un omino esce da un baretto lì vicino e risolve l’increscioso incidente riempiendo di bottigliette il distributore.
Con una serie di azzeccate coincidenze, arriviamo al tempio FUJIMI INARI in poco più di mezz’ora. Il santuario è uno dei più importanti del Giappone, in quanto dedicato al dio Inari, protettore del riso e del commercio. Fin dai tempi più remoti, è tradizione che chi si occupi di industria e commercio doni un tori al tempio per ingraziarsi il dio in questione. Si sono quindi accumulati migliaia di tori che, uno dopo l’altro, hanno creato dei veri e propri tunnel rosso-arancio. Passarvi sotto è un’esperienza davvero suggestiva, anche se nei momenti di affollamento può risultare un pò claustrofobica.
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Nara fu capitale del Giappone secoli addietro, ma a discapito dei numerosi tesori di cui dispone, la sua maggiore attrattiva è, diciamo così, zoologica. Per le vie del centro e soprattutto nel parco del tempio Todai-ji, gira indisturbata una nutrita colonia di cervi nani. Si tratta di oltre un migliaio di esemplari, considerati sacri, che interagiscono con i turisti cercando in tutti i modi di procurarsi del cibo.
Ovunque ci sono banchetti che vendono particolari biscotti rotondi studiati appositamente come cibo per i cervi, ma bisogna stare attenti, perché non appena aperto il pacchetto, si viene letteralmente aggrediti da torve di animali affamati e non è raro ricevere qualche doloroso morso. Ne sa qualcosa Miriam che si becca un bel morso sul sedere che le provocherà un livido persistente.
Superata la curiosa attrazione dei cervi, visitiamo il TODAI-JI, importante tempio buddista che ospita una gigantesca statua in bronzo del Buddha.
Una volta entrati nel recinto del tempio, si incontrano uno dopo l’altro degli padiglioni secondari che non fanno altro che aumentare lo stupore una volta che ci si trova al cospetto dell’edificio principale. Un’immensa costruzione in legno (pare sia la più grande al mondo…) della quale si percepisce l’imponenza man mano che ci si avvicina.
Oltre alla summenzionata statua del Buddha, ve ne sono anche altre ugualmente enormi, ospitate in una sala di dimensioni grandiose. In un angolo vi è una colonna che alla base riporta una piccola apertura. Si dice che chi riesce ad attraversare tale apertura, avrà un anno fortunato e mi avvicino per tentare l’impresa (non si sa mai…), ma devo subito desistere perché il buco è così minuscolo che può passarci attraverso giusto un bambino.
Terminata la visita, abbiamo appena il tempo per dare un’occhiata al pittoresco quartiere di Naramachi, con le sue tradizionali casette in legno e dobbiamo riprendere il treno per Kyoto.
La serata la passeremo nel caratteristico quartiere di Pontocho, antica zona di geishe e sale da té, oggi letteralmente ricolma di locali di ogni genere. Troviamo posto in un ristorante che ha una bella terrazza affacciata sul lungofiume, dalla quale si possono ammirare tutte le luci della città antica.
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7° GIORNO – Hiroshima
Oggi è una giornata particolare, andremo ad HIROSHIMA e per quanto mi riguarda non si tratta di una gita turistica, ma di un vero pellegrinaggio. Sono emozionato come raramente mi capita durante un viaggio. Metteremo piede in un luogo dove si è consumato uno dei più importanti avvenimenti della storia dell’umanità.
Prendiamo lo Shinkansen la mattina presto ed in un paio d’ore giungiamo alla stazione di Hiroshima, di qui un tram ci deposita davanti al Parco della Pace. Mi accodo alla gran quantità di persone che scendono dal mezzo e, come alzo lo sguardo, per poco non mi viene un colpo. Proprio davanti a me c’è l’edificio forse più emblematico esistente al mondo. Sono un grande appassionato di storia, in special modo del XX secolo, e penso di aver visto quell’edificio centinaia di volte in tutti i libri letti ed i documentari guardati nella mia vita su questa tragedia.
Con la pelle d’oca, rimango alcuni minuti in contemplazione cercando di immaginare cosa volesse dire trovarsi qui quel giorno di 73 anni fa. Per inciso, oggi è il 4 agosto e tra appena due giorni ci saranno le celebrazioni per l’anniversario del bombardamento.
Ci inoltriamo nel parco dove incontriamo il monumento progettato da Kenzo Tange per collocarvi la Fiamma della Pace, una fiamma perennemente accesa che verrà spenta solo quando non vi saranno più armi nucleari sulla faccia della terra (temo che rimarrà accesa ancora per molto…). Il monumento è molto simbolico, ma a mio parere piuttosto freddo.
Visitiamo quindi il Museo della Pace che purtroppo è in via di ristrutturazione ed è chiuso in alcune sezioni. Quello che vediamo, però, è sufficiente a descrivere l’orrore che qui si è vissuto.
La visita al museo è così coinvolgente che rimaniamo molto più del previsto e facciamo appena in tempo a riprendere il treno che ci riporta a Kyoto. Siamo un pò stanchi e decidiamo di non muoverci troppo dalla zona dell’hotel. Ci infiliamo quindi in un grazioso ristorantino nei pressi di Shijo dove mangio un ottimo sukiyaki.
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8° GIORNO – Kyoto
Oggi ultimo giorno a Kyoto. Il caldo stamattina è quasi insopportabile. Abbiamo in programma diverse visite e sarà dura.
Come prima tappa andremo al SANIUSANGEN-DO, il tempio dei mille Buddha. La costruzione esterna è piuttosto anonima e non lascia presagire nulla di quanto è custodito al suo interno. Come al solito ci fanno togliere le scarpe all’ingresso e veniamo subito bombardati da un’interminabile serie di cartelli che annunciano l’assoluto divieto di fare foto. Ligi al dovere riponiamo i nostri attrezzi (la foto qui sotto è ripresa da una cartolina acquistata in loco) ed entriamo.
Dopo alcuni corridoi da attraversare, finalmente veniamo introdotti nella sala principale e quanto ci troviamo davanti è quasi da capogiro. Nella penombra, una serie interminabile di statue dorate sono allineate con precisione maniacale. In realtà non si tratta di raffigurazioni del Buddha, ma della divinità Kannon dalle mille braccia.
Attraversiamo la sala a bocca aperta e sembra non arrivare mai alla fine. Il percorso poi attraversa altri corridoi che consentono di smaltire lo stordimento. Una volta usciti all’aria aperta ci accorgiamo che la visita è stata piuttosto breve, ma di grande intensità.
Dopo questa immersione nel mondo della spiritualità, torniamo con violenza in quello materiale. Il caldo ora è asfissiante. Dobbiamo raggiungere il KINKAKU-JI (Tempio d’Oro) e per arrivarci il percorso è piuttosto lungo.
Prendiamo un autobus stracolmo di gente e con l’aria condizionata a palla (nonostante le alte temperature, in tutto il viaggio ho dovuto portare una sciarpa per difendermi dall’aria condizionata), che procede con una lentezza esasperante.
Per distrarmi un pò, mi metto ad osservare fuori dal finestrino. Da quando sono qui in Giappone, mi sono reso conto che il traffico, sempre molto intenso, è ordinatissimo (i giapponesi non utilizzano il clacson neanche sotto tortura), ma lentissimo. La spiegazione che mi sono dato è che i semafori sono esageratamente lunghi e provocano inutili intasamenti. Il fatto poi che l’autista ad ogni fermata debba svolgere anche il ruolo di dispensatore dei biglietti, non aiuta a velocizzare il percorso.
A questo proposito, ho avuto spesso modo di rivolgere la mia attenzione agli autisti degli autobus, sempre in perfetta divisa e con cappello e guanti bianchi indosso, salutano tutti (non scherzo, proprio tutti) i passeggeri, sia in salita che in discesa con il classico “Arigatò gosaimàs”…
Finalmente giungiamo sul sito del Tempio d’Oro e la discesa dal bus ci provoca uno shock termico devastante. I giardini che attorniano il tempio sono bellissimi e donano un pò di frescura, inoltre fanno da cornice al tempio, creando un’ambientazione da cartolina. La piccola struttura dorata, nata come villa privata e solo successivamente tramutata in tempio zen, è andata a fuoco più volte e questa risale agli anni 50 del secolo scorso, ma ciò non intacca minimamente il fascino che emana. Purtroppo, l’ora è tarda e c’è una folla ragguardevole che altera l’atmosfera di pace che si respira in questo posto.
Con non molto entusiasmo ci ributtiamo nell’autobus che ci riporterà in centro. L’ora di pranzo è ormai passata e non abbiamo ancora mangiato nulla, quindi c’è una meta obbligata: il NISHIKI MARKET.
Di questa esaltazione dell’abbondanza culinaria ho già parlato nel post Mangiare in Giappone, ma altre cose ci sarebbero da dire. Io sono un patito del cibo, trovo che un viaggio non sia completo senza aver conosciuto le tradizioni gastronomiche dei paesi che visiti ed in questi posti, dove tutto è radicalmente diverso ed apparentemente invitante, vengo preso da una frenesia che mi costringe ad assaggiare più cose possibili.
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Il resto del pomeriggio lo passeremo in giro per negozi. Miriam non ha ancora fatto molti acquisti e sta fremendo, mentre io devo cominciare a pensare ai pensierini da riportare a casa.
Domattina ripartiremo presto alla volta di Tokyo, abbiamo il volo di ritorno da lì ed abbiamo deciso di passare altri due giorni nella capitale prima di tornare a casa.
Qui trovate la prima tappa: Giappone… finalmente – tappa 1
Qui trovate la terza tappa: Giappone… finalmente – tappa 3
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