Scozia, in auto tra silenzi e tradizione – tappa 2

La valle di Glencoe

4° GIORNO – Da Portree (Skye) a Ullapool

Continua il nostro viaggio in auto attraverso la Scozia. La mattina, dopo un’abbondante colazione, ci mettiamo in marcia verso nord. Lungo la strada incontriamo l’Old Man of Storr, un monolito di basalto che troneggia sulla montagna. Arriviamo quindi alla spettacolare scogliera chiamata Kilt Rock (dicono che i solchi sulla roccia ricordino la trama di un kilt) affiancata dalle Mealt Falls, un salto d’acqua di circa 60 metri. Proseguiamo quindi per il castello di Dunvegan.

L'Old Man of Storr
Le Kilt Rock e le Mealt Falls

Antica dimora del clan MacLeod, ora aperto al pubblico, l’avevo già visitato nel mio primo viaggio in auto attraverso la Scozia e non mi aveva fatto una grande impressione. Ci limitiamo quindi ad ammirarlo dall’esterno e passiamo ad effettuare quella che è forse la maggiore attrazione del luogo: una gita in barca verso una nutrita colonia di foche insediata su degli scogli poco lontani.

Il castello di Dunvegan

Gita carina e scorpacciata di simpatiche foche. Ripartiamo quindi alla volta di Ullapool.
Completiamo il giro dell’isola e, riattraversato lo Skye Bridge, ci dirigiamo verso nord. Il paesaggio comincia a cambiare man mano che abbandoniamo la costa e ci inerpichiamo sulle montagne.
Arriviamo ad Ullapool alle sei di sera. Il cielo plumbeo non ci ha mai abbandonato, ma per fortuna non abbiamo trovato pioggia, cosa che non sarebbe stata di certo apprezzata lungo le strette e tortuose strade che abbiamo dovuto affrontare.

Ullapool è il tipico paesino di pescatori in gran parte riconvertito al turismo. Le sue casette, come ad Inveraray, sono tutte bianche e, complici le nuvole grigie e la totale mancanza di persone in giro, ha un aspetto vagamente sinistro. Da queste parti si cena molto presto, quindi, dopo esserci sistemati nel nostro b&b (stavolta prenotato in anticipo) ci mettiamo alla ricerca di un ristorante. Siamo affamati e ci concediamo un lauto banchetto a base di frutti di mare, crostacei e pesci vari, quindi ce ne andiamo a nanna. Domani avremo un lungo tragitto da affrontare.

5° GIORNO – Da Ullapool a Edimburgo

La mattina successiva ci attende una colazione luculliana. Mary, la gentile padrona di casa, ci ha infatti preparato un breakfast alla scozzese, a base di uova, bacon, salsicce, funghi al burro, pomodori grigliati, black pudding (sanguinaccio), oltre a caffè, tea, pane, marmellate, crostate fatte in casa, spremute di frutta e… porridge.
Sono estasiato. Io e Marco mangiamo di tutto, ma all’arrivo del porridge lo guardiamo sospettosi. Questa pappa molliccia e fumante non ci ispira molta fiducia. La signora Mary però ci spinge a provarlo. E’ molto buono, dice, mentre ci riempie le scodelle. Come abbandona la stanza però, il nostro vicino di tavolo si sporge verso di noi e a bassa voce ci dice “Da piccolo mi obbligavano a mangiarlo, ma a me ha fatto sempre schifo…”. L’avvertimento e giunto troppo tardi e, come Mary rientra in stanza, siamo costretti a metterne una cucchiaiata in bocca. La nostra faccia disgustata provoca una fragorosa risata in tutta la stanza.

Oggi c’è l’ultima tappa del nostro giro in auto attraverso la Scozia. Abbiamo 400 chilometri da fare fino ad Edimburgo e non possiamo concederci molte distrazioni.
Arriviamo sparati al paese dall’impronunciabile nome di Drumnadrochit, sul Loch Ness, si proprio quello di “Nessy”, il mostro che ha alimentato un indotto non indifferente in questa zona. Dovunque ci si giri, infatti, vi sono rimandi a questa remunerativa invenzione. Alberghi, locali, musei, senza contare le miriadi di souvenir venduti in ogni dove.

Fort Augustus

Ci fermiamo per una pausa pranzo a Fort Augustus, località dalle chiare origini romane, la cui maggiore attrazione è una serie di scenografiche chiuse proprio nel centro del paese. Quindi proseguiamo fino a Ballachulish, dove ci immettiamo nella valle di Glencoe.

Chiunque abbia appreso qualcosa della storia e delle leggende scozzesi, avrà sentito parlare di Glencoe. Qui, in uno dei paesaggi più affascinanti di Scozia, si svolse il massacro del clan MacDonald da parte del clan Campbell. Da allora la valle è rimasta disabitata ed ha preso il nome di Weeping Glen (Valle del Pianto).

Viaggiamo per chilometri in questa valle desolata senza incontrare anima viva. Il vento che fischia nel silenzio più assoluto, unito ad una leggera pioggerellina, rende il paesaggio ancora più drammatico. Il vento è così forte che Carla, durante una sosta, nel tentativo di proteggersi dalla pioggia, da l’addio al suo prezioso ombrellino. Rientrati in macchina percorriamo in religioso silenzio questa meraviglia della natura fino a quando non svalichiamo ed il paesaggio comincia a farsi più dolce.

La nostra prossima tappa è Stirling, sede di uno dei più imponenti castelli della Scozia. Costruito su uno spuntone di roccia, è visibile fin da molto lontano. Siamo in viaggio da parecchie ore è decidiamo di sgranchirci le gambe ed andare a dargli un’occhiata.
Abbiamo già visitato un paio di castelli e manca ancora il più importante, quello di Edimburgo, quindi siamo in dubbio se entrare oppure no. Il dubbio viene immediatamente sciolto quando vediamo la coda all’ingresso. Sono già le cinque e dobbiamo ancora lasciare l’auto all’aeroporto di Edimburgo e rischiamo di arrivare in centro troppo tardi. 

Salutiamo Stirling e, dopo essere passati di fianco agli incredibili cavalli di Falkirk (ne parla Miriam nel post L’architettura moderna in Scozia), arriviamo finalmente ad Edimburgo. Prendiamo possesso delle nostre camere, nell’ottimo Hotel Motel One Edinburgh-Royalche sono quasi le otto, abbiamo quindi solo il tempo di infilarci in un ristorante lì vicino e fare un breve giretto serale nei dintorni.

6° GIORNO – Edimburgo

Ci svegliamo con un pallido sole, merce rara in questo viaggio, e ci rendiamo conto che l’hotel è in una posizione migliore di quanto pensassimo. Si trova infatti ai piedi della città vecchia ed ai margini di quella nuova, entrambe raggiungibili in pochi minuti.
I miei compagni di viaggio si guardano attorno a bocca aperta, non immaginavano una città così bella.
Saliamo subito nell’old town e ci immettiamo nel Royal Mile, una splendida strada, vera arteria della zona antica, fiancheggiata da imponenti palazzi sette-ottocenteschi. Il termine Royal Mile deriva dal fatto che la strada, della lunghezza di un miglio scozzese, unisce il castello medievale di Edimburgo al seicentesco palazzo reale di Holyrood.
Lungo la via si trovano decine di negozi, più o meno turistici, soprattutto di tessuti tipici e souvenir, e qualche chicca che non ci si dovrebbe lasciar scappare. Una di queste è la Gladstone’s Land, una casa del cinquecento che ripropone, con mobilio ed arredi originali, la vita quotidiana di un mercante dell’epoca. Al piano terra la bottega, che oggi propone oggetti di artigianato di livello superiore alla solita paccottiglia, mentre nei piani superiori vi sono le stanze della casa. Davvero interessante.
A proposito, in merito ai palazzi del Royal Mile potete leggere il post di Miriam L’architettura moderna in Scozia.

Il Royal Mile

In città sta per prendere il via il Fringe Festival, una imponente kermesse internazionale che coinvolge tutte le arti. Ovviamente, grande spazio viene dato agli artisti da strada che si riversano nella zona del Royal Mile chiamata High Street, in corrispondenza della cattedrale di St. Giles, e molti di loro sono già arrivati per iniziare a proporre le proprie esibizioni.

Nel mio precedente soggiorno ad Edimburgo, ero stato a visitare la Camera Obscura, una strana attrazione risalente alla metà dell’ottocento, che consisteva in una camera oscurata posta sulla cima di una torretta, dove su un piano orizzontale, attraverso un elaborato sistema di specchi e lenti, veniva proiettata l’immagine delle varie zone della città.
Allora ero rimasto colpito, immaginando lo stupore che questo marchingegno debba aver suscitato nelle persone dell’epoca. Stupore del quale volevo far partecipi anche i miei compagni di viaggio.
Una volta giunto davanti all’ingresso, però, mi rendo conto con sgomento che questa autentica reliquia di un lontano passato è diventata una specie di parco giochi tecnologico. Decidiamo quindi di tirare avanti fino al castello.
L'Esplanade con le tribune per il Tattoo

Prima di arrivare all’ingresso del castello, bisogna superare un gigantesco piazzale chiamato Esplanade sui lati del quale sono state montate delle alte tribune. Tra pochi giorni, infatti, avrà luogo il Military Tattoo, una importante esibizione di bande militari da tutto il mondo.

Varcati i cancelli e superata l’immancabile fila alla biglietteria, entriamo in quella che più che un castello, può definirsi una piccola città. Per completarne la visita occorrerebbe una giornata, quindi ci dedichiamo ai siti che riteniamo più suggestivi. Anzitutto la sala dei gioielli della corona, con le sale del palazzo reale. All’uscita ci troviamo davanti ad un gigantesco cannone, soprannominato Mons Meg, dentro la cui bocca Marco non può esimersi da infilare la testa…
Davanti al cannone c’è una piccola terrazza che ospita un cimitero dei cani che sono stati le mascotte del reggimento. Alle sue spalle, invece, c’è la piccola e raccolta St. Margaret Chapel nella quale entriamo. Sono intento a guardarmi attorno, quando il ragazzo davanti a me, all’improvviso si inginocchia davanti alla ragazza che gli è di fianco e, tirata fuori dalla tasca una scatoletta con un anello, le chiede di sposarlo, almeno così immagino, poiché in realtà parla in russo, ma non credo ci possano essere dubbi sulle sue intenzioni. L’applauso di tutti i presenti ed un laconico “ripensaci…” di Marco, accompagnano la scena. 

La batteria di Argyle
Il Mons Meg
Le prigioni del castello
Il cimitero dei cani

Continuiamo la visita con una puntata alle prigioni, ricostruite con una efficace messinscena ed al museo militare. Durante gli spostamenti non possiamo fare a meno di ammirare lo splendido panorama che si apre su tutta la città a 360 gradi.
All’una in punto veniamo scossi dal boato improvviso dell’One o’clock Gun, un moderno cannone che spara un colpo a salve ogni giorno a quest’ora. Lo prendiamo come un segnale e ci avviamo verso l’uscita per continuare la visita della città.

La Tolbooth Tavern

Vogliamo concludere la perlustrazione della città vecchia, così percorriamo il Royal Mile dalla parte opposta, verso il palazzo di Holyrood. L’ultimo tratto della via, chiamato Canongate, è meno vivace di quello superiore. I negozi sono più radi ed anche il passeggio è meno affollato.
Entriamo in una caffetteria per fare uno spuntino, proprio di fronte alla Tolbooth Tavern, l’edificio sicuramente più scenografico di questo tratto di strada, risalente alla fine del cinquecento. Poi proseguiamo per il palazzo di Holyrood (o Holyroodhouse, come recita la dizione esatta).
Si tratta di una imponente costruzione un tempo residenza dei sovrani di Scozia, oggi proprietà della regina Elisabetta che ogni tanto la degna della sua visita. A proposito, se volete sapere se è qui, date un’occhiata alla bandiera sulla sua cima e se c’è lo stendardo reale britannico invece di quello scozzese, vuol dire che Sua Maestà è presente.
Qui ha soggiornato anche Maria Stuarda (Mary Stuart), regina di Scozia ed aspirante regina d’Inghilterra, poi fatta decapitare da Elisabetta I.

Il palazzo di Holyrood con la cima dell'Arthur's Seat alle spalle

La visita del palazzo è doverosa e piuttosto interessante, anche grazie alle audioguide gratuite. Le foto non sono consentite, quindi ne pubblico una dalla guida ufficiale. Emozionante la visita della camera da letto di Maria Stuarda, personaggio storico che mi ha sempre affascinato.
Usciti dalla profusione di arazzi e boiserie del palazzo, fa da contraltare l’immersione nella rudezza dell’abbazia di Holyrood, una chiesa scoperchiata e diroccata di grande atmosfera, che si può visitare con il biglietto di ingresso al palazzo.

Concludiamo la giornata con un pò di sano shopping nella parte alta della città vecchia, dove ci riforniamo di tartan in tutte le fogge.
Particolare degno di nota, nei negozi incontriamo diversi commessi italiani, giovani venuti per studiare che si mantengono lavorando. Troveremo diversi ragazzi italiani anche come camerieri nei ristoranti. Interrogati in merito, tutti sono stati concordi nel ritenere Edimburgo una bella città, ma difficile da vivere per il clima terribile di cui gode.

 

7° GIORNO – Edimburgo

Dopo un giorno nella città vecchia, oggi è il turno della città nuova. Cominciamo la visita con una passeggiata su Princes Street, lunga arteria che costeggia degli splendidi giardini da un lato ed ospita i più importanti negozi dall’altro. A causa dello studio approfondito di tutte le vetrine da parte di Miriam e Carla, l’avanzamento del nostro gruppo è particolarmente lento.

La New Town vista dal castello

Dopo qualche tempo, riusciamo ad arrivare nella zona forse più interessante della new town, quella attorno a Charlotte Square. Camminiamo tra splendidi palazzi georgiani che si susseguono in continui crescent (le strade a mezzaluna, tipiche dell’architettura britannica) fino a Stockbridge, altra zona affascinante. Le sue belle case a schiera sono divenute oggetto del desiderio di giovani professionisti rampanti e di conseguenza si è popolata di locali e negozi trendy.
Proseguiamo lungo il corso d’acqua Water of Leith fino a Dean Village, un vero e proprio tranquillo villaggio nel pieno centro della città. Merita una passeggiata per ammirare gli scorci suggestivi delle sue stradine.

Dean Village

Torniamo indietro attraversando Rose Street, una stretta strada pedonale stracolma di pub e locali di ogni tipo. Qui ci fermiamo a pranzare per poi tornare a dirigerci verso Princes Street.
Lungo la strada ci troviamo a passare nel bel mezzo dell’incrocio tra Hanover Street e George Street, dove c’è una statua di Giorgio IV in sè trascurabile. Se però ci si pone alla sua base, si può godere di una vista piuttosto interessante. Si è infatti esattamente in cima ad una collina e si scoprono quattro incredibili scorci. Su George St, ad est c’è l’imponente colonna del Melville Memorial in St Andrew Square, ad ovest la cupola del West Register House in Charlotte Square. Su Hanover St, invece, a sud abbiamo la Royal Scottish Academy con dietro le guglie dell’Università, mentre a nord il panorama si scopre fino alla foce del fiume Forth.

Uno degli scorci che si aprono in Hanover St

Per la cena decidiamo di andare in un bel ristorante che abbiamo notato nel pomeriggio lungo una delle eleganti strade della new town. Il locale però è tutto prenotato e il titolare sembra più affranto della cosa di quanto ne siamo noi. Si offre infatti di prenotarci dei posti in un altro locale di sua proprietà che si trova su una collina un pò fuori città, pagandoci il taxi sia per l’andata che per il ritorno. Accettiamo di buon grado, ma lui, non ancora soddisfatto, insiste per offrirci un bicchiere di champagne a testa nell’attesa dell’arrivo del taxi…
Siamo senza parole, il nuovo ristorante inoltre è molto carino ed ha una splendida vista sulla città. 

Ritorniamo in albergo a notte fonda e diamo un ultimo sguardo alla città illuminata. Domani lasceremo la Scozia e ci saranno altri tre innamorati di questo paese, oltre a me che lo ero già.
Il nostro viaggio non finisce qui, perché abbiamo ancora altri tre giorni a Londra. Ma questa è un’altra storia.
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