Giappone: la mia colonna sonora

Quando si parla di Giappone, ragionare di musica non è facile. Ovviamente c’è tutto un mondo di musica tradizionale che si fonda su secoli di storia, ma essendo stata questa una nazione molto chiusa al mondo esterno, in occidente se ne sono avuti solo rari echi.

Dopo la guerra, l’arrivo della musica americana ha fatto breccia nei giovani giapponesi che hanno cominciato a copiarla creando dei generi ibridi che però non sono mai usciti dai loro confini.
Negli anni ottanta si è assistito ad un importante fenomeno di artisti quali R. Sakamoto e Kitaro che hanno cercato di creare una commistione tra la musica tradizionale e la musica elettronica, ottenendo un successo mondiale.

Dagli anni novanta, il panorama musicale giapponese ha virato decisamente verso il pop, inventando un proprio genere (chiamato J-pop) che oggi sta vivendo una vera e propria esplosione per merito delle pop band giovanili (a volte quasi adolescenziali, per non dire infantili… come nel fenomeno delle Idol).

Questa è una mia selezione (non definitiva) di impressioni musicali giapponesi, formata da artisti nipponici e non, in ordine sparso: 

Pizzicato Five – Playboy & Playgirl (tutto l’album)
Air – Alone in Kyoto
Ryuichi Sakamoto – Forbidden colours
Kitaro – Sacred Journey
Yruma – A river flows in you
Perfume – Tokyo Girl
Kodo – O’Daiko (Taiko drum music)
Aqueous Transmission – Incubus
Japan – Life in Tokyo
Nenes – Shima Jima Kaisha
Pikotaro (Daimao Kosaka) – Neo Sunglasses

Menzione speciale, fuori elenco, meritano i World Order, un gruppo di ballerini/cantanti che con la loro danza robotica ironizzano sugli stereotipi dei giapponesi.

Potete trovare qui altri miei post sul Giappone.

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