Giappone, istruzioni per l’uso

In questo post voglio illustrare quegli accorgimenti organizzativi che ho ritenuto importanti (se non essenziali) nella mia esperienza giapponese. Ci sono ovviamente anche consigli che chiunque abbia scritto qualcosa del Giappone avrà già fornito, ma che a mio avviso è utile ribadire.

ALL’ARRIVO

1) Cominciamo con il JAPAN RAIL PASS, una tessera che i turisti stranieri possono acquistare online e consente di viaggiare illimitatamente sui treni della linea JR. Può avere una durata di 7, 14 o 21 giorni ed è indispensabile per chi vuole spostarsi attraverso il paese, in quanto i biglietti sono molto costosi e si può risparmiare anche parecchio (se intendete rimanere solo a Tokyo, lasciate perdere). Possono essere di prima e seconda classe, ma acquistarli di prima è assolutamente inutile perché la seconda è già esageratamente comoda… La JRP non può essere acquistata quando si è in Giappone, bisogna quindi ricordarsi di procurarsela prima della partenza e con un pò di anticipo, perché vi verrà inviata per posta. C’è anche la possibilità di farsela spedire al proprio albergo in Giappone, ma può impiegare alcuni giorni e se si hanno tempi stretti è meglio evitare.

ATTENZIONE, quella che si riceverà per posta non è la tessera già pronta all’uso, ma dovrà essere validata in uno degli uffici JR presenti nelle stazioni giapponesi. Negli stessi uffici si devono prenotare i posti per l’itinerario che si è scelto ed è meglio farlo il giorno prima della partenza, perché le code possono anche essere lunghe.
Vi sono molti rivenditori autorizzati ed i prezzi sono pressoché simili. Io l’ho acquistata qui risparmiando qualche euro: JAPAN RAIL PASS. Se volete calcolare se per voi è conveniente acquistarla, controllate prima il costo del vostro itinerario sul sito  Hyperdia (il vangelo dei trasporti in Giappone).

2) Le SUICA e PASMO CARD, è indifferente quale delle due, sono delle tessere ricaricabili a scalare che consentono di viaggiare su tutte le metropolitane delle principali città del Giappone. Possono essere acquistate nelle biglietterie automatiche all’interno delle stazioni metro e al primo acquisto verrà addebitata una cauzione che si potrà riavere semplicemente inserendole nelle macchinette prima di ripartire.

3) Il POCKET WI FI non è altro che un router wi fi portatile che si può mettere nello zainetto e consente di rimanere connessi nel raggio di una decina di metri. Si tratta di un geniale aggeggio che ho trovato più che utile durante il mio viaggio, in quanto il Giappone non è così coperto dal segnale wi fi quanto ci si possa aspettare. Una volta noleggiato online ad una cifra accettabilissima, basta farselo recapitare in hotel e restituirlo semplicemente inserendolo (dentro una busta preaffrancata fornita con l’apparecchio) in una qualunque cassetta della posta. Io l’ho noleggiato qui Japan Rail Pass, ma ci sono tanti siti che effettuano questo servizio.

4) Un paio di curiosità: in Giappone non si usano tovaglioli, quindi, a meno che non vogliate asciugarvi per tutto il pasto con la salviettina umida che tutti i ristoranti forniscono appena seduti al tavolo (come ho fatto io), portate dei fazzolettini di carta.
Se per caso visitate il Giappone nel periodo estivo ed avete dimenticato a casa il ventaglio, qualora non ne vogliate comprare uno (ce ne sono di bellissimi ad ogni prezzo), per strada troverete ad ogni angolo ragazzi che distribuiscono gratuitamente ventagli pubblicitari.

L'utilissimo Pocket WiFi
Onnipresente ventaglio pubblicitario

HOTEL

TOKYO

Come mio solito, la ricerca degli hotel dove soggiornare è stata lunga e capillare. In anni ed anni di viaggi in tutto il mondo, ho elaborato una mia personale filosofia che mi suggerisce di scegliere un hotel il più vicino possibile al centro della città (se volete saperne di più, potete leggere il mio post Come scegliere un Hotel). Ma Tokyo è una città immensa con decine di quartieri ed il termine “centro” è un concetto piuttosto aleatorio.

Dopo aver letto centinaia di commenti e blog specializzati, quindi, la mia scelta è ricaduta su due quartieri: per le prime quattro notti abbiamo alloggiato presso il Citadines Central a Shinjuku, e le ultime due presso il  Vista Premio ad Akasaka. Sono soddisfatto di entrambe le scelte, ma per il mio prossimo viaggio a Tokyo (che ci sarà sicuramente prima o poi) opterò decisamente per Akasaka. Vi spiego perché.

Anzitutto l’hotel Vista Premio è nuovissimo e molto elegante. Le stanze sono ovviamente piccole, ma arredate con gusto e dotate di qualsiasi cosa possa servire (ed anche molte cose che in realtà non servono a nulla…). Akasaka inoltre è un quartiere piccolo e tranquillo, ma c’è di tutto, anche una succursale del Donki dove fare acquisti pazzi ad ogni ora, ed è molto animato la sera e con una grande varietà di ristoranti e locali. Infine l’hotel è a pochi passi dalla metropolitana posta sulla linea JR che in pochi minuti vi porta ovunque (Shibuya è ad una sola fermata !). Che volere di più?

Shinjuku rimane un quartiere dalla vita notturna eccitante, ma se per età o indole siete ormai saturi del chiasso e della confusione, potete anche evitare di dormire lì, l’importante è essere ben collegati con i mezzi pubblici.
Ah, dimenticavo un piccolo particolare: nonostante fosse un nuovissimo 4 stelle, il Vista Premio è stato l’albergo più economico di tutto il viaggio…

Splendida camicia da notte in dotazione in ogni hotel
Completissimo necessaire offerto dall'hotel
HAKONE

Della nostra notte nel ryokan di Akone ho già ampiamente parlato nel post Ryokan e Cena Kaiseki.

KYOTO

Per quanto riguarda invece KYOTO, la terza città dove abbiamo alloggiato, la scelta è caduta su un nuovissimo albergo, l’Hotel Grand Bach Kyoto Select, anch’esso posizionato in una zona strategica.
Ho preferito evitare gli alberghi attorno alla grandiosa Stazione Centrale, scelti dalla maggioranza dei turisti attirati dalla grande disponibilità di mezzi pubblici, per dedicare la mia attenzione ai quartieri storici di Gion e Pontocho (raggiungibili in cinque minuti a piedi), dove c’è la maggior concentrazione di ristoranti e locali caratteristici. Inoltre il Grand Bach è servito sia dalla principale linea di metropolitana che dalle maggiori linee di autobus, mezzi, questi ultimi, essenziali a Kyoto.

L'ingresso dell'Hotel Grand Bach di Kyoto

PASTI

Del cosa mangiare ho già parlato diffusamente nel post Mangiare in Giappone, per quanto riguarda il dove, invece, il discorso è un pò più complesso. A TOKYO ovviamente la scelta di locali è infinita e non ho la presunzione di poterne consigliare i migliori, posso però dire dove ho mangiato (e vi assicuro che mi sono trovato quasi sempre bene). Solitamente per pranzo ho l’abitudine di stare leggero e mangiare qualcosa di veloce in un localino o in uno street food. Ad Harajuku mi sono ingozzato di crepes salate e dolci in Takeshita Dori e sono bastate abbondantemente fino a cena. Il giorno successivo abbiamo pranzato in Hoppy-dori, una pittoresca e chiassosa stradina sul retro del tempio Senso-Ji, piena fino all’inverosimile di locali dove si mangia su tavolini e panche sistemati in strada. Qui ho gustato degli squisiti yakisoba con verdure e tonno.   
Tenoha a Daykaniama
Ramen al Nishiki Market di Kyoto

Il terzo giorno, uno spuntino da Tenoha, locale molto trendy a Daykaniama, decisamente in linea con il quartiere che lo ospita. Cibo italo-giapponese (c’è anche la pizza con forno a legna) anch’esso molto trendy a prezzi abbordabili. Quindi, a Nara abbiamo pranzato con vari spuntini da strada (deliziosi i takoiaki). Ad Hiroshima una bella e gustosa bento-box consumata sullo Shinkansen ci ha fatto sentire molto giapponesi. A Kyoto invece abbiamo voluto provare l’emozione di un ramen al Nishiki Market. Deliziosa la zuppa ed interessante l’esperienza (dare un’occhiata al post Mangiare in Giappone).

Per quanto riguarda le cene, invece, a Tokyo abbiamo mangiato più volte a Shinjuku ed i posti più o meno si equivalgono. Ce ne sono centinaia, quindi non si ha che l’imbarazzo della scelta, basta decidere cosa si vuole mangiare. Una sera ho voluto esaudire la mia fame di sushi con una cena da Sushi-Zanmai. Si tratta di una catena unanimemente riconosciuta tra le migliori per il rapporto qualità/prezzo. Il locale è piuttosto squallido, sia all’esterno che all’interno, ma il cibo è divino. Ho assaggiato un pò di tutto, ma l’apoteosi si ha con i nigiri di tonno. Continuo ancora adesso a sognarli di notte. Per la nostra cena successiva ci siamo inoltrati in Omoide Yokocho, un minuscolo quartiere composto da un paio di vicoli che si sviluppano sotto le arcate della ferrovia della stazione di Shinjuku. E’ un susseguirsi continuo di ristorantini microscopici che servono per lo più yakitori. L’atmosfera è suggestiva, molto simile a quella del Golden Gai, ma mentre quest’ultimo mi è sembrato ancora abbastanza genuino, Omoide Yokocho mi ha dato l’impressione di essere divenuto una piccola trappola per turisti. Vale comunque una visita. Per quanto riguarda il cibo… spiedini di pollo.

A KYOTO, tutte le cene le abbiamo consumate tra Gion e Pontocho, i due quartieri storici, colmi di locali di ogni genere, che illuminati da lanterne, la sera assumono una particolare suggestione. Degna di nota la serata da Gion Tanto, dove in un rumoroso e divertente locale sulle rive del canale, di fronte al pittoresco ponte Tatsumi, abbiamo assaggiato per la prima volta i gustosissimi okonomyaki. La sera successiva, il locale di Pontocho era ugualmente suggestivo, con una terrazza sul fiume con vista sulla città vecchia, ma il cibo, assieme al nome del ristorante, non rimarrà nei miei ricordi.

Gion Tanto esterno
Gion Tanto interno

LE MANCE

Chiudo questo capitolo con l’annoso argomento delle mance, che tanto angoscia i turisti italiani. Beh, ho una buona notizia: in Giappone non si danno mance. Non solo. Per un giapponese ricevere una mancia è quanto di più offensivo si possa subire. La loro ricompensa è avere servito il cliente al meglio ed aver lasciato una buona impressione.
Avevo letto qualcosa sull’argomento, ma al nostro primo pasto, soprattutto perché provenivo da un viaggio in USA, dove la mancia è una specie di incubo che ti rincorre senza pietà dovunque tu vada, non me l’ero sentita di andarmene senza lasciare un piccolo obolo. Il cameriere ci ha rincorsi fin fuori dal locale, con il solito piattino porto a due mani, per riconsegnarci i soldi che pensava avessimo dimenticato sul tavolo… 

Se hai trovato questo articolo interessante, potresti condividerlo? Grazie

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *