
USA: attraverso il New England.
INDICE
1° GIORNO – Da New York al Rhode Island
Saliti sulla gigantesca Chrysler Pacifica appena noleggiata, cerchiamo di districarci nel folle traffico all’uscita da New York. Stiamo così larghi nella nostra vettura che per parlarci dobbiamo quasi urlare.
Come è ormai nostra consuetudine, infatti, io ed il mio amico Marco ci siamo fatti circuire al banco del noleggio auto acquistando tutte le integrazioni possibili ed immaginabili che subdolamente l’impiegato ci ha proposto. Stavolta però abbiamo compiuto il nostro capolavoro, perché, con appena un “piccolo supplemento”, siamo riusciti a farci rifilare un upgrade al modello superiore dell’auto, già sovradimensionata, che avevamo scelto.


La nostra prima tappa la facciamo a Mystic nel Connecticut. Al di là della pizzeria resa celebre dal film con Julia Roberts (che comunque andiamo a testare…), vogliamo visitare il Seaport Museum, il più grande museo nautico degli Stati Uniti.



Il museo è davvero spettacolare. Si tratta della ricostruzione di un antico porto con i suoi magazzini, banchine, un faro e decine di navi ed imbarcazioni una più bella dell’altra.
Passiamo un paio d’ore divertenti salendo e scendendo dalle navi, quindi riprendiamo il cammino. Siamo partiti da New York dopo pranzo e la nostra prima notte la passeremo a Watch Hill, un paesino non molto lontano. Questa primo breve tragitto, infatti, ci serviva per uscire dalla metropoli ed avvicinarci a Cape Cod, nostra tappa di domani.





Watch Hill è il tipico ex paesino di pescatori, oggi riconvertitosi al turismo. Davvero carino il porticciolo lungo il quale, sotto un porticato in legno, si susseguono negozietti e ristoranti.
Ma vi sono un paio di particolarità che caratterizzano questa amena località. La prima è la presenta della più antica giostra degli Stati Uniti, la Flying Horses che risale al 1883. I cavalli, appesi al soffitto, quando la giostra gira, sembrano davvero volare.

La seconda è la tradizione che si ripete ad ogni tramonto. Al calare del sole, infatti, tutti i presenti si posizionano lungo la banchina del porticciolo per godersi l’incredibile spettacolo ed al termine, quando la palla di fuoco si è gettata in mare, scoppia un applauso spontaneo. Chissà se nei giorni nuvolosi il pubblico esprima con fischi il suo disappunto per lo spettacolo mancato…?



2° GIORNO – Dal Rhode Island a Cape Cod


Ci inoltriamo quindi per la penisola di Cape Cod. Lungo la strada ci scorrono davanti nomi leggendari come Hyannis Port, residenza storica della famiglia Kennedy o Truro, dove il grande pittore Edward Hopper passò tutte le estati per ben quarant’anni.
Ci fermiamo ad ammirare lo scenografico Highlad Lighthouse, davanti al quale Miriam vuole immergere i piedi nell’Oceano Atlantico. E’ una strana consuetudine, questa, che la porta a bagnare le sue estremità in ogni oceano o mare in cui si trova, a qualsiasi latitudine e… in qualsiasi stagione.

Arriviamo quindi a Provincetown ed è… un delirio. La cittadina è sovraffollata ed hotel e B&B sono tutti pieni. Non si trova una sistemazione per la notte nel modo più assoluto, quindi ci fermiamo a pranzare e proseguiamo a ritroso fino a raggiungere Wellfleet, dove finalmente troviamo un alberghetto libero.
Possiamo quindi rilassarci e goderci la serata in giro per il paese.



Il posto è piccolo e gradevole, come più o meno tutte le località che incontriamo. Mangiamo al Mac’s Seafood Market, un mercato del pesce che cucina al momento nella sua parte esterna, stile fast food.
Chiudiamo la serata con una birra al Mac’s Shack (questo Mac sembra avere il monopolio della ristorazione da queste parti), stravagante locale poco distante.

3° GIORNO – Da Cape Cod a Rockport Massachussets


Risaliti sul nostro “pulmino” proseguiamo per Gloucester, la cittadina resa famosa dal film La Tempesta Perfetta con George Clooney.
Nel bel porticciolo si sta svolgendo una specie di fiera con stand gastronomici che vendono pesce a prezzi irrisori. Non possiamo perdere questa occasione e ci tuffiamo a capofitto su astici giganteschi e fritture varie (a tal proposito, date un’occhiata al post New England: istruzioni per l’uso).


Rifocillati a dovere, ripartiamo per Rockport, nostra meta giornaliera.
Da non confondere con l’omonima località del Maine, Rockport è da sempre preso a modello come villaggio dei pescatori ideale del New England.
Il suo porticciolo è incantevole e presenta un’attrazione celebrata in tutto il paese: il Motif No. 1.
Frotte di turisti vengono qui per vedere, fotografare, dipingere o disegnare… una baracca rossa.
Detta così pare una cosa piuttosto irragionevole, ma sembra che questa baracca, rivestita di galleggianti colorati, inserita in questo contesto idilliaco, rappresenti una sorta di perfezione estetica che colpisce l’inconscio… Resta il fatto che sembra sia il motivo più rappresentato nella storia degli Stati Uniti (di qui il suo nome).


Per la notte alloggiamo in un B&B piuttosto spartano, il Samarkand Inn, ma con una location spettacolare. Posto in cima ad una scogliera, domina tutta la Good Harbor Beach.


4° GIORNO – Dal Massachussets al Vermont
“Dove stai andando?”
“Su nel Vermont…”

La strada si immerge in boschi a perdita d’occhio, regalando squarci di rara bellezza. Nonostante il periodo del foliage non sia ancora arrivato, tra gli alberi si cominciano a scorgere chiazze di rosso che lasciano intuire l’incanto che questo fenomeno deve regalare alla vista.


Arrivati a Woodstock (non quello famoso, ma una delle decine di località omonime che affollano gli Stati Uniti), decidiamo di fermarci per la notte.
La cittadina sembra uscita da un film. Con le sue casette ordinate e ben tenute, immerse in un verde abbagliante, i deliziosi negozietti e le sale da tea. C’è perfino uno scenografico ponte coperto.






5° GIORNO – Dal Vermont al Maine

A Jackson, poco più avanti, incrociamo il famoso Honeymoon Bridge, un ponte coperto risalente al 1873, sotto il quale, secondo la leggenda, baciarsi porta fortuna agli innamorati.




Percorriamo velocemente gli ultimi chilometri che ci riportano sulla costa e, dopo aver superato Portland, nel primo pomeriggio giungiamo a Freeport.
Questa tappa ci è stata imposta dalle nostre mogli e l’attendo con apprensione già da prima della partenza. Freeport, infatti, è letteralmente un immenso outlet. Ci sono strade ed edifici come in qualsiasi altra città, con l’unica differenza che qui non ci sono abitazioni, ma esclusivamente negozi. E’ un posto davvero surreale.

All’inizio è quasi divertente aggirarsi per questi grandi negozi in cerca di qualche occasione, ma dopo un paio di ore comincia a diventare una tortura. Alla fine, come in tutti gli outlets, credo di aver acquistato poche cose davvero interessanti, peraltro spendendo soldi e sprecando quasi mezza giornata. Le nostre mogli però sono soddisfatte e, cosa da non trascurare, ci siamo tolti di mezzo in una volta sola quasi tutti i regalini da riportare a parenti ed amici.

Arriviamo a Boothbay Harbor nel tardo pomeriggio e prendiamo alloggio al Fisherman’s Wharf Inn, una specie di motel molto carino che si affaccia sulle acque del porto.


Il paese è davvero suggestivo e si sviluppa tutto intorno alllo scenografico porticciolo, da cui partono innumerevoli crociere specializzate in whale watching.
Abbiamo deciso di fare questa esperienza più avanti nel nostro viaggio, quando arriveremo in Canada, quindi più che di balene, ci mettiamo alla ricerca di… aragoste.




6° GIORNO – Nel Maine da Boothbay Harbor a New Harbor
Ripresa la strada verso nord, a Damariscotta ci fermiamo per una pausa ristoro in un pub molto frequentato. Ordiniamo tutti le nostre birre, ma quando la cameriera si avvicina a Manuela, la figlia ventitreenne dei nostri amici, guardandola con sospetto, le chiede i documenti. Ne segue una divertente discussione, perché Manuela offesissima non vorrebbe darglieli, ma la cameriera ci fa gentilmente capire che da queste parti su queste cose non si scherza e che se la cosa non ci sta bene possiamo benissimo accomodarci fuori. Ovviamente Manuela per questo episodio verrà presa in giro per il resto del viaggio.

Mentre consumo la mia birra, vedo appeso al muro un poster rappresentante un bellissimo faro. Scopro che si tratta del Pemaquid Point Lighthouse e che si trova a pochi chilometri di distanza. Bisogna fare solo una deviazione per raggiungerlo.
Non sia mai detto che mi lasci scappare un bel faro, quindi molto democraticamente impongo la deviazione.
I miei compagni di viaggio, dapprima mugugnanti, alla fine mi ringrazieranno perché il fuori programma ci porterà in uno dei luoghi più affascinanti del viaggio.

Il faro è davvero suggestivo, non a caso è considerato uno dei più scenografici del Maine, al punto da essere scelto come immagine da immortalare sulla moneta commemorativa della creazione dello stato.
Ma la vera chicca la scoviamo lungo la strada. Mentre torniamo indietro infatti, ci troviamo a passare per il villaggio di New Harbor che scopriamo essere un vero villaggio di pescatori.

Il posto è incantevole e non c’è ombra di turisti. A dire il vero sembra proprio che non ci sia nessuno in generale e c’è una pace irreale.
Decidiamo di fermarci per la notte e fortunatamente troviamo posto nell’unico b&b del paese, il Gosnold Arms Inn. Le camere sono spartane (hanno anche dei cottage sull’acqua), ma gli spazi comuni sono davvero piacevoli, con mobili d’epoca, librerie e sala lettura con caminetto. Mentre mi diletto a dare un’occhiata ai vari libri esposti, mi capita l’occhio su un album fotografico aperto. Ci sono molte foto di Kevin Costner all’interno del b&b ed all’esterno mentre gira delle scene di un film. Chiedo informazioni alla titolare e mi dice che qui sono stati girati gli esterni del film Message in a Bottle (Le parole che non ti ho detto), tratto dal libro di N. Sparks.




7° GIORNO – Ancora nel Maine fino a Bar Harbor
Dopo una fantastica colazione a base di prodotti fatti in casa, ci muoviamo alla volta di Bar Harbor, nostra ultima meta nel New England. Abbiamo solo 200 chilometri da percorrere, quindi ce la prendiamo comoda fermandoci in tutti i luoghi più pittoreschi.
Anzitutto l’ Owls Head Lighthouse (un faro non poteva mancare…), eretto nella metà dell’800, nel quale si può salire per ammirare il panorama. C’è anche un negozietto pieno di oggettini davvero carini.



Poi proseguiamo attraversando scenari da favola e gustando lobster rolls.
Questa prelibatezza merita un piccolo approfondimento. In tutto il New England si trovano chioschetti sulla strada che vendono i famosi lobster rolls, che non sono altro che panini morbidi ripieni di una generosa dose di astice, insalata e maionese. Una vera goduria a prezzi accessibili. Durante il viaggio ne ho fatto indigestione.




Arrivati a Rockland facciamo una piccola deviazione per dare un’occhiata a… un faro. Si tratta del famoso Breakwater Lighthouse, costruito in fondo ad un frangiflutti all’interno del porto, che in condizioni di marea particolarmente alta, viene sommerso isolando completamente il faro.


Ancora pochi chilometri e siamo a Rockport Harbor, un porticciolo carino, ma niente di più. Proseguiamo quindi per Camden dove ci fermiamo a pranzare.


Considerato uno dei paesi più pittoreschi del Maine, Camden ha non solo un bellissimo porto, ma anche un centro animato pieno di negozi e locali. Le sue casette colorate ed i lampioni fioriti la rendono un posto gradevole dove passare una mezza giornata.



In un locale del porto mangio una delle più buone clam chowder (la vellutata zuppa di vongole tipica del New England) mai assaporate e, dopo aver acquistato una divertente calamita per il nostro frigorifero, ripartiamo subito per Bar Harbor, dove vogliamo goderci il resto della giornata.

Bar Harbor è forse uno dei paesi più noti del Maine e probabilmente anche tra i più frequentati. Infatti, per non incorrere nel rischio di rimanere senza alloggio, ho preferito prenotare con largo anticipo, ma nonostante ciò, non sono riuscito a trovare un b&b con due stanze libere. Ne ho quindi presi due vicini tra di loro.
Il nostro, l’Aysgarth Station, è una bellissima casa in legno di fine ottocento, dove i proprietari (e i loro gatti, veri sovrani della casa) ci hanno coccolati con una camera deliziosa, una colazione con soli prodotti fatti in casa ed addirittura un regalo (un’utilissima borraccia termica).


La cittadina si sviluppa un pò come tutte le altre visitate. C’è uno splendido porto sulla baia e una downtown fatta di casette basse, prevalentemente in legno. Tutto è pulito ed ordinato… forse troppo. Mentre gli altri paesi parevano conservare traccia dell’antica vocazione peschereccia, Bar Harbour mi ha dato l’impressione di essere divenuto una specie di Disneyland per turisti, che infatti l’affollano all’inverosimile.
Con questo non voglio dire che sia un posto sgradevole, anzi, ci andrei a vivere volentieri, ma da visitatore ho preferito l’autenticità di luoghi come Gloucester, Rockport e soprattutto New Harbor.



Comunque, senza porre indugi, ci tuffiamo nella nostra visita, con annessa caccia all’oggettino da acquistare. E, una volta giunti al porto, anche nella ricerca di un posto dove mangiare, cosa che abbiamo intuito non sarebbe stata così facile.

La nostra intenzione era di cenare allo Stewman’s Lobster Pound, locale famoso, neanche a dirlo, per le aragoste, ma le prenotazioni sono al completo fino alle nove e mezzo di sera (che da queste parti è un orario quasi notturno per i ristoranti). Accettiamo lo stesso e proseguiamo la nostra visita, fermandoci anche in un bar sul molo per farci una birra in tutto relax.




Giunta l’ora del nostro turno al ristorante, scoppia la “tragedia”. Veniamo infatti destinati ad un tavolo sulla terrazza che, dopo qualche minuto, ci accorgiamo essere un pò troppo ventilato. Col calare della sera la temperatura si sta abbassando e non è così gradevole rimanere all’esterno, così chiediamo di trasferirci dentro il locale, ma una volta fatte le ordinazioni, Marco si accorge di non avere più con sé lo zainetto contenente il portafoglio ed i passaporti di tutta la sua famiglia. Il suo colorito si fa ceruleo e scatta come una molla all’esterno per vedere se lo ha lasciato nel nostro tavolo precedente. Ma non è lì. Comincia una caccia disperata, dapprima solitaria, ma che pian piano coinvolge noi, i camerieri ed anche qualche avventore.
Io sinceramente non ricordo di averglielo visto addosso, quindi ipotizzo che lo abbia lasciato nel b&b inculcandogli una piccola luce di speranza, ma mentre sta per muoversi alla volta dell’albergo, arrivano le nostre ordinazioni. Non si può far aspettare un’aragosta bollente (che tra l’altro è anche la più costosa del nostro viaggio), quindi consuma in tutta fretta il suo pasto per poi lanciarsi verso il b&b.
Ovviamente lo zainetto era lì e per tutto il resto del viaggio lo prenderemo in giro ricordandogli l’aragosta indigesta di Bar Harbor.


E’ la nostra ultima notte in New England. Domani saremo in Canada. Ma questa è un’altra storia.

Il viaggio continua in Quebec tra balene ed atmosfere europee
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