Sudafrica: gita al Capo

Parafrasando Virginia Woolf (per inciso, il suo Gita al faro è uno dei più bei libri che ricordo di aver letto in gioventù), la nostra gita al Capo di Buona Speranza è stata una delle esperienze più evocative di tutto il viaggio.
Le mie letture adolescenziali vertevano principalmente in avventure intorno al mondo ed il Capo di  Buona Speranza era sempre e comunque una tappa obbligata nei viaggi dei miei eroi. D’altronde, l’epopea delle grandi circumnavigazioni commerciali dell’Africa, protrattesi fino all’apertura del canale di Suez, non poteva prescindere dal doppiaggio del capo.

In realtà il Capo di Buona Speranza non è il punto più a sud del continente africano (primato che spetta a Capo Agulhas), ma da sempre ne è considerato simbolicamente come il vero spartiacque. Chi non conosce la leggenda dell’Olandese Volante, che con la sua nave fantasma è destinato a navigare in eterno in queste acque nella vana speranza di doppiare il capo ?

L'Olandese Volante (1896) di A. Pinkham Ryder

Oggi il sito è un’attrazione turistica che per fortuna non hanno massacrato con bancarelle e ristoranti, ma è rimasto intatto nella sua selvaggia bellezza. Anzi, devi conquistarlo con un’oretta di cammino in alcuni tratti abbastanza faticoso.

Quando finalmente lo raggiungo, il mare non è in tempesta e le onde non si infrangono rumorosamente sugli scogli come accadeva puntualmente nei miei libri di gioventù, ma il momento è  ugualmente emozionante e mi pare di scorgere all’orizzonte uno strano veliero, malmesso e con le vele logore, ma forse è frutto della mia immaginazione… 

Oltre alla Gita al Capo, leggete qui gli altri miei post sul Sudafrica

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