Maldive low cost: si…può…fare

Parafrasando il grande Mel Brooks nel suo geniale Frankenstein Junior, alla domanda: “Maldive Low Cost?” Posso finalmente affermare con cognizione di causa… (attiva video qui sotto)

Diversi anni fa, nella mia vita prematrimoniale, ero stato alle Maldive, ma non ne ero rimasto particolarmente entusiasta. Ovviamente non parlo delle spiagge e del mare che sono incredibili, ma della vita del resort in cui mi trovavo. Mi era sembrato tutto un pò artefatto, una sorta di villaggio turistico nel bel mezzo dell’Oceano Indiano.
Lo avevo abbinato ad un tour dello Sri Lanka, e qualche giorno di relax in una location da sogno, era stata comunque una buona conclusione dopo le fatiche del tour. 

Da allora, però, l’idea di affrontare una dozzina di ore di volo per fare una costosissima settimana di mare all’altro capo del mondo, non mi era sembrata così valida. Non avevo però fatto i conti con la mia futura moglie, la quale dal giorno successivo al rientro dal viaggio di nozze aveva cominciato a pronunciare la fatidica domanda: “Ma quando andiamo alle Maldive?”

Pur facendo finta di non sentire, segretamente ogni anno facevo le mie ricerche per vedere di trovare una soluzione che potesse soddisfare il desiderio di mia moglie senza svuotare inesorabilmente le casse familiari. Invano. Anzi, anno dopo anno i prezzi salivano a dismisura, fino a quando non mi sono imbattuto in un sito che illustrava un fenomeno di cui avevo solo sentito accennare, ma che avevo sempre sottovalutato: le guesthouse alle Maldive.

L'isola di Omadhoo

Da pochi anni infatti il governo maldiviano ha cominciato ad incentivare l’apertura di piccole strutture ricettive (stile B&B per intenderci) nelle isole abitate da locali e questo fenomeno ha cominciato ad espandersi a macchia d’olio di isola in isola creando un’offerta alternativa a quella dei resort internazionali.
Con mio grande stupore, mi rendevo conto che la maggior parte delle strutture era presente sui principali motori di ricerca alberghieri, ma il mio stupore raggiungeva l’apice alla lettura dei prezzi. Tariffe settimanali che non vedevo da anni neanche nei più ottimistici dei miei sogni. Incredulo, ho cominciato a studiare le caratteristiche delle varie isole e, dopo un’attenta selezione, ho annunciato trionfante a mia moglie “Andiamo alle Maldive. Andiamo ad Omadhoo !”

La capitale Malé

Acquistati due biglietti a prezzi abbordabili con Emirates, prendiamo il volo la prima settimana di marzo. Dopo uno dei migliori viaggi della nostra vita (che gran compagnia Emirates !) arriviamo in prima mattina a Malè, la capitale delle Maldive, dove Ahmed, il titolare del Kirulhiya, la nostra guesthouse, ci ha prenotato il trasferimento con il motoscafo veloce che partirà alla volta di Omadhoo alle quattro del pomeriggio

Anzitutto è bene spendere due parole sui trasferimenti. E’ buona norma prestare molta attenzione agli orari di arrivo e partenza dei voli, perché, a meno che non si vogliano sborsare parecchi soldi per un motoscafo privato (più di 500 dollari…), c’è una sola corsa giornaliera con motoscafo veloce pubblico che porta da Malè alle isole prescelte e viceversa (circa 25 dollari). La corsa di andata in genere parte nel pomeriggio (la nostra, come detto, partiva alle quattro) e ritorna a Malè la mattina presto. Se, come noi, ad esempio, avete un volo di ritorno la sera tardi, rischiate di dover passare l’intera giornata a Malè e, con tutto il rispetto per la capitale, non è il massimo della vita… Malè, infatti, che nella mia prima visita era poco più di un villaggio di pescatori, ora è divenuta una piccola metropoli con tanto di grattacieli e non offre grandi attrattive se non un modesto mercato della frutta ed uno del pesce.

Dopo un tranquillo viaggio di un’ora e mezza circa, giungiamo ad Omadhoo ed Ahmed è sulla banchina del porticciolo ad aspettarci. Nel breve tragitto che ci separa dalla guesthouse abbiamo l’immediata conferma di quanto avevamo letto prima di partire. Queste non sono le Maldive dei resort da cartolina, con SPA ed animazione, dove tutto è perfetto, pulito e organizzato, queste sono le vere Maldive, quelle dove la gente vive e lavora. Ma di questo potrete leggere nel post Maldive: l’isola di Omadhoo.

La guesthouse Kirulhiya

Il Kirulhiya è una piccola costruzione ad un piano in stile tipico maldiviano pulitissima e ben tenuta, che si trova di fronte alla spiaggia. Ci sono solo cinque stanze e gli spazi comuni sono ridotti all’osso: un minuscolo giardino esterno con un paio di tavolini e una piccola hall con un divanetto dove Ahmed, dopo averci omaggiato di un gustosissimo cocktail alla frutta, ci tiene, in un inglese comprensibile, un corso intensivo sui servizi che la sua struttura ci potrà offrire durante la settimana di permanenza, con relativi costi. A dire il vero siamo abbastanza frastornati dal lungo viaggio ed alcuni passaggi ce li perdiamo. Poco male, anche perché ci viene lasciato un esauriente foglio esplicativo.

Comunque una volta apprese tutte le informazioni necessarie e… lasciate le scarpe all’ingresso (all’interno della struttura si può girare soltanto scalzi), veniamo accompagnati in camera. La stanza è sufficientemente grande ed anch’essa pulitissima, ma il bagno è decisamente piccolo, forse un pò troppo, visto che la doccia è praticamente sopra il water e (come avremo modo di constatare nei giorni a venire) costringe a qualche contorsionismo. Inoltre, non essendoci tenda, il pavimento si allaga in continuazione. Biancheria ed asciugamani vengono cambiati su richiesta.

Sul letto campeggia una composizione certosina, degna di un mandala tibetano, realizzata con foglie e petali di fiori. Nonostante la mia presenza sia stata completamente ignorata, apprezzo lo stesso. Non sarà così al momento di andare a letto, quando dovrò spendere mezz’ora per liberarlo da ogni singolo petalo…

Dopo un breve giro nei paraggi assieme ad Ahmed e tutta la sua compagnia, stanno ormai scendendo le tenebre e siamo stanchi, quindi ordiniamo la cena, che ci viene servita sulla spiaggia di fronte alla gesthouse illuminata da una profusione di candele. Uno scenario di grande suggestione. 

Per la nostra permanenza abbiamo optato per un trattamento di bed and breakfast e decideremo di volta in volta se e dove consumare pranzi e cene. La cucina del Kirulhiya comunque ci appare subito ben fornita e a prezzi abbordabili. I piatti che apprezzeremo maggiormente durante la nostra permanenza saranno i gustosissimi pesci alla griglia e al curry, ma anche noodles ai frutti di mare e pollo fritto.

L’indomani approfittiamo della disponibilità di Ahmed e  di prima mattina siamo già seduti in riva al mare a consumare un abbondante, anche se piuttosto semplice, colazione. Due fette di pan carrè, uova strapazzate, una piccola quantità di marmellata ed un inaspettato wurstel, sono la dotazione giornaliera, il tutto accompagnato da un succo di frutta ed un piatto di cocomero e arance. 

Nei giorni successivi il buon Ahmed  accontenterà prontamente ogni nostra richiesta e squisiti ananas, mango, papaya e cocco si susseguiranno sulla nostra tavola. Qualora la colazione continentale non fosse di vostro gusto, il Kirulhiya offre anche la possibilità di consumare una colazione tipica maldiviana, sicuramente particolare, ma se, come me, non amate la cipolla, è meglio lasciar perdere. 

Il falso problema dei dettami religiosi

A parte il cibo, iniziare la giornata in riva al mare, accompagnati solo dallo sciabordio delle onde e dai canti degli uccelli, è davvero rilassante. Questa spiaggia però non è privata e non è consentito starci in costume.  Su queste isole, infatti, a differenza di quanto avviene nei resort internazionali, c’è una stretta osservanza dei dettami della religione musulmana ed i turisti sono tenuti ad adeguarsi ad essi. Quindi, assoluto divieto di alcoolici ed abbigliamento consono, soprattutto per le donne. Questa cosa terrorizza un pò alcuni turisti, ma in realtà è solo un falso problema. Gli stranieri, infatti, sia uomini che donne, possono abbigliarsi esattamente come farebbero in qualsiasi località di mare nostrana. Ho visto turiste passeggiare in shorts senza che nessuno si scandalizzasse, e se capita di passare in costume su un tratto di spiaggia non autorizzato, al massimo ti chiedono gentilmente di coprirti.

Per venire incontro ai turisti, poi, hanno creato delle spiagge a loro riservate, che qui chiamano “bikini beach”La nostra si trovava a pochi minuti di cammino dentro una suggestiva e fresca foresta, ed era ampia e spettacolare. Nonostante fossimo in alta stagione, vi abbiamo sempre incontrato poche persone ed in alcuni momenti eravamo praticamente da soli. 

Il riff è a poche bracciate dalla riva e pare un acquario per quantità e varietà di pesci. Purtroppo i coralli hanno anche qui subito seri danni, ma si nota una certa rinascita. 

La Bikini Beach di Omadhoo

Le escursioni

Tra i servizi offerti dal nostro Ahmed, c’è anche la possibilità di effettuare escursioni di ogni tipo a prezzi più che abbordabili, quindi ne approfittiamo subito e partiamo alla volta di alcuni spot per fare un pò di snorkeling. Nonostante io viva in una città di mare, devo dire che questa non è un’attività che pratico frequentemente, è quindi con grande gioia che approfitto della vasta gamma di attrezzature fornite dal Kirulhiya (totalmente gratuite…) per integrare la mia scarsa dotazione.
Abdullah, fedele collaboratore di Ahmed, ci accompagnerà in questa, come in tutte le altre escursioni, seguendoci in acqua e facendoci vedere tutte le meraviglie che attorniano quest’isola.

Delfino3

L’escursione inizia con l’avvistamento di un branco di delfini che ci accompagnano saltando attorno al motoscafo. Gli spot che visitiamo, neanche a dirlo, sono spettacolari. Miriadi di pesci di qualsiasi colore e forma ci circondano, a volte così fitti da sembrare nuvole. Riesco a vedere anche il primo squalo della mia vita che non sia dietro le pareti di un acquario e devo dire che l’emozione è superiore alle mie aspettative.
Documento tutto con la mia microcamera subacquea acquistata per l’occasione. Non è una GoPro, ma fa dignitosamente il suo lavoro.

Istantanea 17 (20-03-2019 18-31)

Dopo ore di fantastiche immersioni, torniamo sull’isola in tempo per un pò di riposo in spiaggia e siamo subito pronti per un’altra uscita, stavolta per la pesca serale. Devo ammettere che l’unica cosa che mi spinge ad effettuare questa escursione è la promessa che tutto il pescato della battuta verrà cotto a cena in una grigliata…

Non avendo nessuna cognizione in merito a questa attività, immaginavo già un ritorno trionfante con decine di pesci al mio attivo, ma la realtà è ben diversa. Miriam, animalista e vegetariana, si defila subito lasciandomi solo in balìa di ami e lenze e, dopo due ore di nulla più assoluto, il nostro Abdullah, mosso a compassione, decide di mettersi all’opera e, nel giro di mezz’ora, prende tre giganteschi esemplari, assicurandoci così una cena che si stava facendo sempre più remota.

Nel prosieguo della vacanza effettueremo altre escursioni, alcune esaltanti, come le visite ai sand bank, banchi di sabbia affioranti nel bel mezzo dell’oceano, circondati da acqua cristallina, altre un pò meno, come la ricerca di mante e squali balena, che non solo non si sono fatti vedere (è nel loro diritto…), ma ci hanno costretti ad ore di pattugliamento avanti ed indietro sullo stesso tratto di mare, in mezzo ad una folla di barche tutte lì per lo stesso motivo.
Non riesco proprio ad immaginare il perché un animale riservato come lo squalo balena debba fare la sua apparizione in mezzo ad un tale caos.

La vita sull’isola

Nei giorni successivi siamo andati sempre più affinando la nostra appagante routine: dopo colazione una mattinata in spiaggia o, quando prevista, in escursione, quindi un pasto frugale nel nostro ristorante preferito (a dire il vero l’unico dell’isola), un riposino in camera con l’aria condizionata a palla, indispensabile per rinfrescarsi un pò dal caldo soffocante, e poi di nuovo in spiaggia fino al tramonto. Dopo una doccia rigenerante, la cena al lume di candela in spiaggia davanti alla nostra guesthouse o nel summenzionato ristorante di fronte al porticciolo, con cibo ugualmente gustoso, ma a prezzi decisamente più bassi. Il dopocena praticamente inesistente, a meno che non si voglia sorseggiare una Red Bull (forse per sopperire alla mancanza di alcool, i maldiviani ingurgitano litri di bevande energetiche) in compagnia di qualche isolano rigorosamente maschio, induce al ritorno in stanza per sprofondare nel comodo letto del Kirulhiya, in attesa di un’altra giornata di delizioso ozio totale.

A questo punto trovo doveroso spendere due parole per Ahmed ed il suo staff: è raro incontrare persone così gentili e disponibili, qualità che invero sembrano appartenere a tutto il popolo maldiviano. Sempre discreti, ma presenti ogni volta che si richiede la loro assistenza, hanno soddisfatto qualsiasi nostra richiesta senza nessun problema.
Dopo i primi momenti in cui esitavamo a chiedere, ad esempio, variazioni od integrazioni sul cibo, ci siamo resi conto che in un posto in cui l’approvvigionamento non è dei più semplici, se alcune cose mancano non è per cattiva volontà, ma è solo per evitare gli sprechi. Basta però chiedere ed al massimo il giorno successivo te lo faranno avere. Volete una coppa di ananas fresco, una noce di cocco, del mango a fette, del cibo fuori menù, asciugamani da bagno o da mare puliti o chissà che altro? La parola d’ordine è: chiedete e verrete esauditi.

Due annotazioni sul rientro. Come accennato in apertura dell’articolo, esiste un solo motoscafo veloce al giorno per Malé ed è alle sette di mattina. Essendo il nostro volo alle nove di sera, non volevamo passare l’intera giornata nella capitale. Abbiamo quindi optato per il traghetto lento che, partendo alle dieci di mattina, ci concedeva qualche altra ora di mare. Ma per tutto c’è un prezzo da pagare e le cinque ore di navigazione su un lentissimo e scomodo barcone, è stato il nostro…

Dopo il mio Maldive low cost, qui potete trovare altri post sulle Maldive

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