Girando abbiamo notato che al pian terreno di molte case, sono pubblicizzati svariati alberghetti e locande con bar sulla terrazza. Ne scegliamo uno con un nome accattivante e saliamo la ripida scalinata d’accesso. Giunti al primo piano, ci ritroviamo inaspettatamente proiettati in una comune anni 70. Tappeti e cuscini buttati per terra in ogni angolo della piccola hall ospitano ragazzi poco vestiti, di varie nazionalità, sdraiati mollemente, chi intento a leggere, chi a fumare da elaborati narghilè. C’è un bancone su un lato che fa pensare ad una specie di reception, dietro il quale un indiano completamente tatuato è sprofondato in una sgangherata poltrona. Gli chiediamo notizie del bar e lui ci indica di prendere delle scale che non avevamo notato perché coperte da una tendina di cristalli colorati.
Mentre saliamo i due piani che ci separano dalla cima della casa, do un’occhiata ai corridoi dove sono ospitate le stanze della pensione. Non ci sono porte a chiuderle, ma dei semplici teli di produzione indiana, come ne abbiamo visti tanti nei mercatini finora. Ed anche qui, ragazzi con zaini in spalla o con asciugamani in vita, entrano ed escono di continuo.
L’igiene non mi sembra delle migliori, ma il posto ha un suo appeal. Con venti anni di meno l’avrei trovato intrigante.
Anche la terrazza, diciamo, ha un suo fascino… decadente. Due pesanti tavolini in ferro, coperti da tovaglie il cui ultimo lavaggio risale a tempi non recenti, e quattro sedie sbilenche, sono l’unico arredo. Alcune stuoie luride coprono quello che dovrebbe essere l’angolo cucina, mentre due vasi incolti ingentiliscono l’ambiente.
Ci accomodiamo ad un tavolo, mentre in quello a fianco due ragazze discorrono fra loro in francese consumando il pranzo (o la cena, non so. Sono le quattro del pomeriggio).
Questo posto mi riporta ai viaggi avventurosi, senza una lira in tasca, ma con tanta spensieratezza, della mia gioventù. Lo adoro sempre di più.
Il panorama è stupendo. La vista spazia dalla fortezza del Merenghar che letteralmente ci sovrasta, a tutta la città vecchia. Da quassù possiamo godere di tutte le bellezze che questo posto incredibile e assurdo offre, senza essere coinvolti nel caos, nei rumori, negli odori della città sottostante.
Stiamo sorseggiando la nostra bevanda, quando all’improvviso, come rispondendo ad un richiamo silenzioso, decine e decine di persone appaiono sui tetti circostanti innalzando nel cielo dei coloratissimi aquiloni.
Restiamo in silenzio a guardare estasiati lo straordinario spettacolo mentre il sole inizia a tramontare.
Ci sono momenti nella vita in cui tutto è perfetto. Durano poco, alle volte anche solo un istante, ma rimangono impressi nella mente per sempre.
Questo è uno di quei momenti.
P.S.: Ringrazio Shashikant Singh dal quale ho preso a prestito l’immagine di copertina. Purtroppo la macchinetta fotografica mi ha tradito, ma lo spettacolo era del tutto simile a questo.
Leave a reply