Sicilia, ci riproviamo

Sicilia, ci riproviamo

Rieccoci qui, ad un anno di distanza dall’ultima uscita, ci riproviamo. 
Anche se alcuni paesi esteri cominciano a riaprirsi al turismo, il nostro sarà un breve giretto in Italia. Purtroppo l’ondata Covid ci ha letteralmente travolti e ci stiamo ancora leccando le ferite provocate da questo anno e mezzo di totale inattività lavorativa.

Questa estate quindi, un salto in Sicilia e, complice anche un volo diretto dalla nostra città, optiamo per la costa trapanese.

PROLOGO

Come ogni anno Ryanair ci rende divertentemente animata la comprensione delle sue politiche di prezzi e dopo un accurato studio, decido che risulta più conveniente inserire tutto il nostro bagaglio in un’unica valigia grande da imbarcare, decisione che si rivelerà tragicamente sbagliata.

Infatti, a causa della superficialità che si tende a manifestare quando si compiono azioni con grande frequenza, ci presentiamo in aeroporto in ritardo ed il desk del check-in è già chiuso…
Ci viene quindi posta la poco allettante alternativa di scegliere tra un imbarco senza bagaglio e una rinuncia alla partenza. Decidiamo per la prima ipotesi, ma siamo costretti ad aprire la valigia sul pavimento, selezionare pochi capi di abbigliamento da infilare nei nostri piccoli zainetti, richiudere la valigia e depositarla di corsa nella nostra auto che, per fortuna, è parcheggiata vicino all’ingresso dell’aeroporto.

Tutte queste operazioni sono effettuate in 5 minuti esatti (tempo massimo concessoci dai comprensivi addetti aeroportuali) e quando entro in aereo, sono in un bagno di sudore.
Perfetto, ho praticamente solo questi vestiti e sono già inutilizzabili…

Miriam, neanche a dirlo, è disperata. Se partire senza bagaglio per un uomo è un male rimediabile, per una donna è una vera tragedia… Per fortuna appena smaltita l’adrenalina, la prendiamo a ridere, ma non sappiamo ancora che le nostre disavventure sono appena iniziate.

Appena giunti a destinazione, infatti, Miriam si accorge che dal suo portafogli è misteriosamente sparita la patente di guida e, dal momento che i miei problemi di vista mi impediscono di guidare con l’oscurità, questo è un particolare di non poco conto.
Ci precipitiamo quindi presso il posto di Polizia aeroportuale, dove un appuntato che è la copia conforme del Catarella di Montalbano memoria, con la sua parlata per noi quasi incomprensibile cerca di spiegarci che dobbiamo attendere l’arrivo del maresciallo per fare la denuncia e ricevere un duplicato provvisorio.

In mezz’ora, grazie alla gentilezza e disponibilità del maresciallo in questione, riusciamo a risolvere il problema e ci lanciamo verso l’autonoleggio per ritirare velocemente la nostra auto.

“Certo che non partiamo da un anno e questo viaggetto è iniziato proprio bene…” mi accenna Miriam con un sorrisino forzato. Sto per ridere alla battuta, quando la vista dell’addetto al desk mi smorza il sorriso in bocca. “Che altro c’è?” chiedo timoroso all’omino che ci accoglie con una faccia tra il disperato ed il contrito.
“Veramente ci sarebbe un problema – risponde lui con voce tremante – l’auto che avete prenotato non è disponibile…” e lascia la frase in sospeso. Quindi, dopo un lungo ed inutile tentativo di giustificare il fatto, ci fa sapere che può fornirci solo una Fiat Panda che però dovremo restituire nel pomeriggio in quanto prenotata anch’essa.
Non abbiamo le forze per inscenare una protesta, così ci prendiamo la Panda specificando però che non la riconsegneremo se al nostro rientro pomeridiano non ci verrà fatta trovare la nostra auto.

Preso possesso della nostra camera presso il b&b prenotato, facciamo la conta di quanto siamo riusciti a prelevare dalla valigia in aeroporto e mentre io mi rendo conto che, con una inaspettata lucidità, ho scelto un capo per ogni tipologia di abbigliamento e non ho quindi bisogno di molto, Miriam non ha praticamente nulla di utile. Urge una visita a Marsala, il centro urbano più vicino, per fare acquisti.

Sistemata l’auto in un parcheggio a pagamento, cerchiamo di comprare velocemente quanto ci serve. A quest’ora avevamo programmato di essere già in spiaggia e stiamo perdendo fin troppo tempo. Finite le compere ritorniamo al parcheggio dove sul cruscotto della nostra Panda… campeggia una bella multa.

“Forse dovremmo riprendere il primo volo e tornarcene a casa” commenta Miriam sconsolata.
In realtà la colpa è mia che nella fretta di sbrigare la pratica shopping, ho dimenticato il tagliando in tasca invece di esporlo sull’auto. Ma finalmente sono in vacanza e decido che nessun inconveniente passato o futuro mi abbatterà più di tanto. 

MARSALA

Resettata la falsa partenza, iniziamo la nostra vacanza. Il b&b presso il quale alloggiamo si chiama A Giummara ed è posto più o meno a metà strada tra Marsala e Trapani, di fronte alla riserva dello  Stagnone, una splendida laguna bordata da suggestive saline.
Si tratta di una bella villetta attorniata da un rigoglioso giardino, ma la nostra stanza è rivedibile, non dispone infatti di finestre, ma di una grande porta vetrata che si affaccia sul portico della casa e, per questioni di privacy, siamo costretti a tenere le tende sempre chiuse con conseguente oscurità totale a qualsiasi ora. Oscurità appena mitigata da una misera lampadina a basso consumo che fa meno luce di un lumino. Oltretutto, così serrata, la stanza diventa ben presto un forno e l’unico sollievo al calore è un antiquato condizionatore portatile (stile Pinguino) che dopo qualche ora smette misteriosamente di funzionare.

La simpatia e la disponibilità del proprietario, però, fanno ben presto passare in second’ordine questi piccoli disagi.

Come già detto, terminato lo shopping nel centro di Marsala, per guadagnare tempo ci tuffiamo nella spiaggia più vicina. Il nostro padrone di casa ci ha consigliato di appoggiarci al lido Playa Blanca dove, ovviamente, gli ombrelloni sono tutti occupati. Non abbiamo voglia di peregrinazioni alla ricerca di un altro lido, così ci fermiamo nella spiaggia libera poco distante.
In tutta sincerità ho visto spiagge migliori, ma lo scopo era solo di farci un bagno e fermarci un pò a riposare. Verso metà pomeriggio ci rimettiamo in strada per tornare in aeroporto a prendere (si spera) la nostra auto definitiva.

Lungo il tragitto costeggiamo le basse acque dello Stagnone, vero e proprio paradiso per il kite-surf, con le sue suggestive saline e la splendida vista sulle isole Egadi.  

In aeroporto finalmente ci attende una buona notizia. La nostra macchina non solo è arrivata, ma il responsabile dell’autonoleggio, per farsi perdonare, ha voluto strafare è ci ha fatto un upgrade ad una gigantesco suv Audi. Soddisfatti ce ne torniamo al b&b (che fortunatamente è piuttosto vicino) per cambiarci in fretta e furia. Prima di partire infatti, inconsapevole della giostra che avremmo dovuto affrontare, avevo prenotato alla Taverna 48, un ristorante a Marsala e dobbiamo quindi tornarci per l’ennesima volta in questa frenetica giornata. 

La cena è molto buona e sorprendentemente economica, così smaltito lo stress della giornata, ci concediamo una passeggiata per il centro illuminato ed un delizioso bicchierino di Marsala (quello vero) in una enoteca di Via Garibaldi, il bel corso pedonale.
Durante la mattinata passata nell’affannoso shopping riparatore, il centro della città non ci aveva fatto una grande impressione, ma di notte assume un aspetto decisamente più suggestivo.

SAN VITO LO CAPO

Oggi abbiamo un programma piuttosto intenso, così dopo l’abbondante colazione preparataci dal nostro ospite (marmellate favolose), ci sistemiamo sulla nostra supercar direzione San Vito Lo Capo.
Ci aspetta un’oretta di tragitto tra scenari da favola, soprattutto nell’ultimo tratto da Macari in poi.

San Vito lo Capo è decisamente un altro mondo rispetto agli altri centri del trapanese che abbiamo visto finora. Qui il turismo la fa da padrone e sembra di essere scesi a Saint Tropez. Locali e negozietti di moda si susseguono uno dopo l’altro e la gente che si incontra è piuttosto modaiola e cosmopolita. 

Miriam ovviamente ne approfitta per ultimare gli acquisti, il che ci comporta una sosta più lunga del preventivato, così propongo di saggiare la celeberrima spiaggia del centro invece che spingerci alla ricerca di qualche caletta nei dintorni come avevamo inizialmente pensato di fare.

La spiaggia, che si trova proprio al termine del corso principale, è indubbiamente bella. Chilometrica e bianchissima, ma… è un vero carnaio. Non ho voglia di ficcarmi in questa bolgia, soprattutto in tempi di Covid, così risaliamo in macchina e ci spingiamo oltre San Vito verso la riserva dello Zingaro.

La situazione al di fuori di San Vito è decisamente differente. Scogliere a picco e tonnare abbandonate si susseguono deserte per chilometri fino alla riserva dove, in un attimo di scarsa lucidità mentale, avevamo avuto una mezza idea di inoltrarci per raggiungere a piedi qualche caletta.

Giunti all’ingresso nord, però, veniamo prontamente riportati alla realtà. Il parcheggio è praticamente inesistente e le auto sono tutte parcheggiate sul bordo della strada per chilometri. Inoltre, data la gran quantità di mezzi, supponiamo che le calette più vicine debbano essere sovraffollate e, complice anche il gran caldo, non ce la sentiamo di inoltrarci per ore su sentieri impervi, per di più senza scarpe adeguate (le nostre sono rimaste nella valigia alla partenza, ricordate?). Quindi Miriam ha una pensata geniale: “Invece di massacrarci a piedi, perché non facciamo un giro della riserva via mare su una barca?”

Appoggiata in pieno l’idea, mi metto al telefono e, dopo diversi tentativi, riesco a prenotare un tour di  in catamarano per la mattina successiva, con partenza da Castellammare del Golfo. 

Ci dirigiamo quindi verso la tappa successiva, il paese di Erice. Due sono le motivazioni che mi spingono verso questa meta. Anzitutto, la fama di borgo tra i più belli d’Italia e l’altra, un pò più prosaica, è assaggiare le “genovesi”, dolcetti alla crema che nascono qui e qui trovano la loro maggiore espressione qualitativa.

Rifocillatici con due arancine (siamo nel palermitano…), iniziamo la scoperta di questo borgo incantato. Ogni angolo svoltato ed ogni stradina percorsa nascondono scorci suggestivi. 

Lungo una delle strade principali, vedo una lunga fila sostare davanti ad un locale. “L’ho trovata” penso tra me e me. La pasticceria Maria Grammatico, la culla delle genovesi

La ricetta di questi deliziosi dolcetti di pasta frolla e crema pasticcera risale alla notte dei tempi, quando venivano realizzati dalle suore di clausura dei conventi ericesi. Con la chiusura sistematica dei conventi, la signora Maria, decisa a non far sparire questa dolce tradizione, con prove e tentativi innumerevoli riuscì a carpirne il segreto e tramandarlo alle generazioni future. 

Devo dire che solo davanti alla Pastéis de Belém di Lisbona mi era capitato di dover fare la coda per entrare in una pasticceria, ma la fila scorre e ne vale la pena. I dolcetti sono proprio deliziosi.

Il nome di Erice, però, oltre che per i suddetti pasticcini, è fisso nella mia mente per qualcosa di leggermente più importante. E’ qui infatti che ha sede il Centro Ettore Majorana fondato dallo scienziato Antonino Zichici, nel quale sono passate le menti più brillanti della fisica mondiale (più di 100 premi Nobel…). Vado alla sua ricerca ed è un’emozione trovarmi davanti alla sede dei corsi nell’ex convento di San Domenico.

Qui potete trovare altri post sui miei viaggi in Italia

Erice è posta su uno sperone di roccia che domina la città di Trapani ed il panorama che si gode è incredibile. La vista spazia fino alle saline di Marsala ed oltre. Si possono vedere le isole Egadi e se non fosse per delle colline che ne ostruiscono la vista, lo sguardo arriverebbe fino a Palermo.

Ci fermiamo davanti a questo panorama per gustarci le nostre “genovesi” e ripartiamo alla volta di Trapani.

Per raggiungere il centro storico della città ci affidiamo al navigatore, mossa quasi sempre rischiosa, ed infatti veniamo erroneamente indirizzati verso una ripidissima strada caratterizzata da diversi tornanti. Si tratta probabilmente di una vecchia strada ormai in disuso, impressione che viene confermata da una transenna che ad un certo punto ci si para davanti.

“Che facciamo, proseguiamo o torniamo indietro ?” mi dice Miriam molto preoccupata.
“Ormai siamo in strada, non ho voglia di rifarmi tutto il pezzo all’incontrario. Io vado avanti” rispondo con intrepida incoscienza.
Da quel momento in poi la strada da difficile diventa un vero e prorpio incubo. I tornanti si fanno sempre più stretti ed i guard rail spariscono del tutto. Una manovra sbagliata e finiamo dritti nel burrone sottostante.

Arrivo a Trapani in un bagno di sudore…

Lo splendido palazzo delle Poste in stile Liberty

Non sapevo praticamente nulla di Trapani e devo dire che la prima impressione è davvero notevole. Maestosi palazzi perfettamente restaurati abbelliscono le piazze cittadine e le vie del centro storico. Mi da subito l’idea di una città elegante e godereccia. Purtroppo non abbiamo molto tempo per visitarla a fondo, dobbiamo ripartire perché abbiamo un appuntamento imperdibile: il tramonto sulle saline dello Stagnone.  

Raggiungiamo un locale in posizione strategica appena in tempo per un aperitivo davanti allo spettacolo delle saline infuocate dal sole. Tutto molto bello.

LA RISERVA DELLO ZINGARO

Questa mattina abbiamo la gita in barca prenotata ed il nostro padrone di casa ci avverte di partire con largo anticipo perché la strada attorno a Castellammare del Golfo potrebbe essere molto trafficata. Il paese infatti è l’ingresso meridionale della riserva dello Zingaro ed è molto frequentato. Il problema è che la strada non è solo molto trafficata, è letteralmente bloccata dal traffico…

Nonostante il grande anticipo della nostra partenza, quindi, arriviamo al porto in grave ritardo, acuito ancora di più dalla vana ricerca di un parcheggio (quello dei parcheggi è un problema che da queste parti dovrebbero risolvere con una certa urgenza). Fortunatamente la barca decide di attenderci e salpiamo con una mezz’ora di ritardo.

Castellammare del Golfo

Nella foga del nostro frenetico arrivo, ci rendiamo solo ora conto di non essere sopra un catamarano, ma su un motoscafo molto più piccolo. Alla richiesta di spiegazioni ci viene detto che il catamarano non era disponibile in mattinata e le persone che avevano prenotato erano state dislocate in imbarcazioni più piccole. Sulle prime la cosa mi indispettisce, ma quando veniamo superati da uno dei tanti catamarani per turisti che solcano queste acque, stracolmo di gente accalcata l’una all’altra, comincio ad apprezzare la nostra sistemazione.
Sul motoscafo infatti siamo solo in otto e oltre che ben distanziati, possiamo agevolmente tuffarci in acqua e risalire a piacimento.

La tonnara di Scopello

La riserva vista dal mare è di una bellezza selvaggia e, detto fra noi, vedendo la moltitudine di turisti che arranca a piedi sulle mulattiere infuocate dal sole, sono ben felice di godermi la brezza marina sul mio motoscafo.

Ad ogni caletta ci fermiamo per fare un bagno ed esplorare le grotte che si aprono un pò dovunque tra le rocce. Passiamo davanti alla tonnara di Scopello che, affiancata dai suoi faraglioni, ha fatto da sfondo a diverse pellicole: Ocean’s Twelve, Cefalonia, l’onnipresente Montalbano ed il recente Makari.

Rientrati in porto ci fermiamo a mangiare una gustosa frittura di pesce in uno dei locali che si affacciano sulle banchine e ripartiamo alla volta del Parco Archeologico di Segesta. Dopo tanto mare, un pò di cultura è d’obbligo.

In una mezz’oretta siamo sul sito, ma il gigantesco parcheggio posto di fianco all’ingresso è chiuso ed un cartello invita i visitatori a scendere diversi chilometri più in basso dove possono usufruire di un altro parcheggio a pagamento (5 euro ad auto) con navetta, per risalire esattamente dove siamo ora…
Il bizzarro sistema mi lascia un pò interdetto, ma obbediamo e diligentemente compiamo questa strana giostra. Pagato il biglietto d’ingresso (6 euro + altri 2 per usufruire di una seconda navetta che porta al teatro greco), per la prima volta da quando siamo in Sicilia ci viene chiesto il Green Pass, cosa strana, visto che il sito è all’aperto, gli spazi sono molto ampi e siamo quattro gatti. Ma comunque obbediamo e finalmente possiamo iniziare la visita. 

Il pullmino per il teatro è in partenza, quindi lo prendiamo al volo e mai due euro furono meglio spesi. Il tragitto è infatti piuttosto lungo e con il caldo feroce che c’è vedo i pochi coraggiosi che hanno deciso di affrontare il percorso a piedi, arrancare lungo la ripida salita.

Il teatro è incredibilmente suggestivo. Perfettamente conservato e con una vista mozzafiato su tutta la valle circostante. E’ in programma anche uno spettacolo serale che sarebbe davvero bello fermarsi a vedere, ma purtroppo è previsto per il giorno successivo.

Ridiscesi col pullmino, ci avviamo a piedi per la breve salita verso il tempio.
Il gigante che ci si para davanti al termine del percorso toglie davvero il fiato e la drammatica ambientazione circostante contribuisce a renderlo ancora più emozionante.

Usciamo dal sito soddisfatti anche se molto accaldati e siamo costretti ad una sosta in b&b per una doccia ristoratrice. In attesa di andare a Marsala per la nostra ultima cena. 

Una delle celebrate specialità gastronomiche della zona è il cous cous di pesce. Voglio quindi provarlo e, dopo una breve ricerca, la scelta ricade sul ristorante La Marinara di Marsala.

L’ambientazione è suggestiva, i tavoli del ristorante infatti sono posti in una bella piazzetta proprio sotto la Porta Garibaldi e l’affollamento fa ben sperare sulla qualità del cibo.
Ordiniamo i nostri cous cous che ci vengono serviti con grande velocità… forse anche troppa…  
Essendo la prima volta che lo assaggio, non ho metri di paragone, ma devo dire che il piatto non mi soddisfa molto. Mi rifaccio con una cassata mondiale ed un bicchierino di Marsala gentilmente offerto.

   La nostra breve vacanza è terminata, l’indomani mattina presto abbiamo l’aereo del ritorno, ma è servita a spezzare la monotonia di un lungo anno di stop forzato. Non sappiamo quando questa pandemia, che ha stravolto le nostre vite e le nostre abitudini, ci consentirà di tornare ai nostri viaggi intorno al mondo, ma la cartina è sempre aperta sul mio computer, pronta a suggerirmi le prossime mete o anche soltanto a farmi sognare.

Dopo il mio Sicilia, ci riproviamo, qui potete trovare altri post sui miei viaggi in Italia

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