Cuba. Un gelato da Coppelia

Usciti dall’Hotel Nactional, ci accorgiamo di essere nei pressi della gelateria Coppelia, un’altra delle istituzioni dell’Avana. Perché non fare un salto a darle un’occhiata?

Nota anche in occidente per la sua apparizione in alcuni film, è da sempre la meta preferita delle famiglie habanereI cubani sono infatti ghiottissimi di gelato, ma fino a poco tempo fa era quasi impossibile trovarlo, tranne che … da Coppelia.

   Raggiungiamo la nostra meta in pochi minuti e la riconosciamo immediatamente dalla folla che la circonda. Non si tratta di un vero e proprio negozio, ma di uno strano disco volante in cemento armato attorniato da un rigoglioso giardino, a sua volta chiuso da una inferriata lungo la quale corrono interminabili file di persone, all’apparenza immobili. Per noi è piuttosto difficile comprendere quali meccanismi regolino l’ingresso alla gelateria, ma siamo ormai abituati alle stranezze cubane, quindi giriamo attorno all’inferriata per capirne di più.

Dopo una prima ricognizione, scopriamo che ci sono vari ingressi attorno al locale, ed ognuno di essi ha una sua propria fila. Gli ingressi però sono sbarrati da severissimi addetti che fanno entrare solo poche persone alla volta. Rassegnato, mi metto diligentemente in coda, mia moglie, invece, per la quale il termine rassegnazione è del tutto sconosciuto, continua la sua perlustrazione.   

Non avendo altro da fare, mi metto ad osservare la massa di persone che mi attornia e, per la prima volta, faccio caso ad un particolare che finora mi era sfuggito. I cubani sono bianchi !

Chissà perché, ma avevo sempre immaginato che la popolazione dell’isola fosse in maggioranza di colore. Magari di diverse sfumature, come i brasiliani, ma decisamente più scuri di quanto non veda attorno a me. Elaborando una sommaria percentuale nella mia mente, direi che una buona metà delle persone sia di carnagione chiara e moltissimi sono i biondi.

Anche le razze sono molto diverse fra loro, frutto certamente di discendenze ed incroci. I bianchi non sembrano discostarsi molto dal prototipo europeo, i mulatti sono per lo più tarchiati e tendenti all’obeso, mentre la gente di colore è in genere più alta, snella e ben delineata. 

Intanto da Coppelia i minuti passano ed io non avanzo di un millimetro. Comincio già a valutare l’opportunità di ritirarmi, dopotutto a me il gelato neanche piace, quando vedo apparire Miriam al di là della cancellata che attraversa il giardino venendomi incontro.

“E tu? Come sei entrata?” le chiedo perplesso uscendo dalla coda.
“Deficiente, i turisti li fanno entrare senza fare la fila. C’è un chiosco dove si paga in CUC”

A testa bassa supero il cancello, senza che nessuno mi degni di uno sguardo, e seguo mia moglie all’interno del giardino. In effetti, davanti all’ingresso del locale, c’è un chioschetto circondato da semplici tavolini in ferro e fòrmica. Seduti ci sono pochi turisti e molte famiglie cubane con gigantesche porzioni di gelato davanti.

Preso posto in uno dei tavolini liberi, siamo subito serviti da una simpatica ragazza che ci chiede quante palle di gelato vogliamo (è così che misurano la quantità da servire), ma prima di ordinare vorrei conoscere i gusti disponibili. La ragazza mi accontenta subito, infatti i gusti del giorno sono vaniglia … e basta.

Scegliamo quindi la vaniglia.

Ne prendiamo due palle a testa e torniamo ad interessarci delle famiglie attorno a noi. Ci avevano detto che i cubani non possono utilizzare i CUC, quindi cerchiamo di capire come mai ve ne siano in questa zona riservata ai turisti. Dall’abbigliamento e dai modi di fare paiono tutti piuttosto benestanti e comincio a credere che anche nell’ultimo baluardo del socialismo reale si sia sviluppata una sorta di borghesia agiata che maneggia con disinvoltura valuta pregiata e gode di privilegi sconosciuti alla massa.
Comunque, svelo l’enigma delle montagne di gelato che vedo sui loro tavoli. Solo una piccola parte di essa viene mangiata sul posto, il resto lo inseriscono dentro dei contenitori termici, per consumarlo comodamente a casa. Appena giunte le nostre palle, una nuova ragazza si avvicina al tavolino. In mano ha delle bustine piene di biscottini che vuole venderci. Ci dice che vanno messi sul gelato a mo’ di cialda ed in effetti tutti attorno a noi li utilizzano, quindi li prendiamo. Biscottini o non biscottini, il gelato non mi sembra niente di eccezionale, ma il posto vale una visita.
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